Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale, sotto la direzione della prof. Elsa Fornero, ha pubblicato una nota ufficiale allo scopo di chiarire la manovra sulla previdenza decisa dal governo Monti a causa del decreto salva-Italia.
Come ricorda lo stesso ministero nel corso del Consiglio dei Ministri del 4 dicembre 2011 il Governo ha approvato un decreto legge che contiene misure urgenti per assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità ed ha deliberato un complesso pacchetto di interventi con l’obiettivo di dare avvio a una fase di riforma strutturale dell’economia italiana.
Gli interventi in materia previdenziale sono articolati e di estremo interesse ma possiamo senza dubbio mettere in evidenza che dal 1° gennaio 2012 viene introdotto, secondo il meccanismo pro-rata, il metodo contributivo di calcolo delle pensioni, sono abolite le finestre di uscita in quanto inglobate nei nuovi requisiti di accesso e sono anche abolite le pensioni di anzianità conseguibili attraverso le quote.
Per le donne lavoratrici dipendenti l’età di pensionamento, dal primo gennaio 2012, del settore privato viene alzata a 62 anni e a 63 e sei mesi per quelle autonome. È prevista l’equiparazione dell’età delle donne a quella degli uomini, ossia i 66 anni, avviene entro il 2018, sempre tenendo conto della variazione della speranza di vita. Non solo, dall’età 62 all’età 70 vige il pensionamento flessibile, con applicazione dei relativi coefficienti di trasformazione calcolati fino a 70 anni.
Al contrario, per i lavoratori, e per le dipendenti pubbliche, la fascia di flessibilità è compresa tra 66 (età minima, oggi prevista per il pensionamento di vecchiaia) e 70 anni.
È bene ricordare che a tutti i requisiti anagrafici si applicano gli aumenti della speranza di vita con decorrenza dal 2013 e rimane il requisito minimo dell’anzianità contributiva di 20 anni.
La pensione di anzianità è sostituita da quella anticipata, ossia è possibile, se si è in possesso di un’anzianità contributiva di 42 anni e un mese se uomini o 41 anni e un mese per le donne, di ottenere la pensione prima del termine anagrafico. Anche su questo punto è bene ricordare che anche questo termine è indicizzato all’aspettativa di vita, ossia è previsto un incremento di un mese per ogni anno trascorso. La possibilità di uscire prima è sottoposta ad una penalizzazione del 2%, non più del 3%, per ogni anno rispetto ai 62 anni sulla quota retributiva dell’importo della pensione, tali da costituire un effettivo disincentivo al pensionamento anticipato rispetto a quello di vecchiaia.
Anche i lavoratori autonomi, artigiani e commercianti, sono chiamati a contribuire con un graduale aumento delle aliquote contributive: si raggiungono il 24% entro il 2018.