È stato lo scienziato etologo Konrad Lorenz a coniare nei primi anni settanta il termine mobbing per rappresentare un comportamento di alcune specie animali che accerchiano un proprio simile aggredendolo chiassosamente in gruppo per cacciarlo dal branco.
Il mobbing indica, nella specie umana, un maltrattamento psicologico e una comunicazione avversa nell’ambito lavorativo prolungati nel tempo da parte di uno o più individui contro un singolo.
Colui che subisce mobbing è schiacciato e privo di sostegno e rischia di incorrere in problemi legati alla salute psico-fisica nonché alla perdita del lavoro.
Vi sono diversi tipi di mobbing:
- verticale: è effettuato da un superiore nei confronti di un subordinato o viceversa
- orizzontale: tra pari grado
- collettivo: attuato come strategia aziendale mirata a ridurre o razionalizzare gli organici e rivolto a gruppi numerosi di persone
- doppio mobbing: si realizza quando la vittima opprimere la famiglia di tutte le sue problematiche. La prima fase di comprensione lascia il posto ad una fase di distacco e di isolamento anche familiare del mobbizzato
- esterno: sono le organizzazioni sindacali che dipendenti che desiderano fare carriera a colpire il datore di lavoro con pressioni e minacce
Il mobbizzato può andare incontro alla perdita del lavoro e disturbi fisici e psichici che hanno come caratteristica dominante un’alterazione dell’umore. Negli ultimi anni i casi di mobbing sono cresciuti notevolmente. Secondo le statistiche in Italia si registrano 1 milione e 200.000 casi di mobbing che comprendono un totale di 5 milioni di individui se si contano i membri delle famiglie coinvolte. Anche la Svezia, la Germania e la Norvegia registrano alte denunce per mobbing e si stima che il mobbing in Svezia sia la causa del 20% dei suicidi.
In Italia manca una legge specifica sul mobbing ma nell’ordinamento vi sono svariate leggi che consentono di proteggersi da atteggiamenti persecutori che si verificano nel mondo del lavoro.
ma va a lavorare da precario, bamboccione! 🙁