L’Inail in prima linea per testimoniare il suo lavoro sul versante della sicurezza coinvolgendo istituzioni e parti sociali in un significativo momento di riflessione e di sintesi in occasione del workshop “Dal Libro Bianco alle policies”, tenuto presso la sede dell’INAIL di piazzale Pastore, a Roma. A questo proposito Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di Medicina del lavoro dell’INAIL che ha aperto la giornata di lavoro nella capitale, osserva
Prendendo come esempio la piccola e media impresa romana, ci stiamo accorgendo che il numero dei lavoratori esposti ai nanomateriali è sempre più crescente. Abbiamo fatto, quindi, il punto della situazione sulle reali esposizione dei soggetti interessati e rispetto alla stima iniziale degli Stati Uniti – che fissano nel 2015 il numero degli esposti a un milione – probabilmente ci sono alcuni aggiustamenti in ribasso. Ma ci sono, tuttavia, anche settori totalmente non considerati che hanno avuto una accelerazione molto rapida, come il tessile e l’abbigliamento
In base alle osservazioni dell’istituto di prevenzione si è puntato a tre i gruppi di stakeholders, ovvero i rappresentanti dei lavoratori, le istituzioni e le associazioni professionali e i rappresentanti delle imprese. L’indagine svolta dall’Inail ha puntato molto sull’emersione con le quali occorre misurarsi per assicurare uno sviluppo sostenibile dell’utilizzo di questi materiali e, dunque, dei settori produttivi che vi fanno ricorso.
La formazione, l’aggiornamento professionale e la necessità di gestire il rischio sono state poste come priorità dai rappresentanti dei lavoratori. Non ultima, poi, anche la finalità di creare buone prassi, fornendo indicazioni alle imprese su come ammortizzare i costi.
L’ambizione dell’INAIL è riuscire a garantire, grazie all’attività di ricerca, uno “sviluppo sostenibile“ delle nanotecnologie per approntare delle strategie concrete in relazione all’eventuale prevenzione dai rischi. Per centrare questo obiettivo risulta strategico anche il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, in modo da comporre un “puzzle” delle loro criticità ed essere in grado di fornire le risposte migliori. Non solo, Non sempre l’evidenza scientifica è così efficace e chiara nel comunicare e trasferire i risultati.