Lo avevamo già scritto: la riforma del lavoro 2012, ovvero quella voluta fortemente dal Governo Monti, introduce molte novità nel sistema lavoro e previdenza del nostro Paese.
Infatti, l’Aspi, ad esempio, è un nuovo strumento che entrerà pienamente in vigore dal 2017. In particolare, questa nuova forma di ammortizzare sociale prevede che dal 1 gennaio 2013 la contribuzione voluta dal Ministro Fornero, insieme alla mini Aspi, è stata fissata all’1,31% e, sempre secondo le disposizioni entrate in vigore, sarà estesa anche agli apprendisti.
Al contrario, dal prossimo gennaio 2017, nei casi di licenziamento collettivo, e solo in caso in cui la dichiarazione di eccedenza non è il risultato di un conseguente accordo sindacale, il contributo sarà triplicato rispetto alla quota base.
In effetti, in tema di licenziamento non si è molto dibattuto e innescate polemiche senza fine.
► Le novità della riforma del mercato del lavoro 2012
Non solo, così come prevede il disposto appena approvata anche dalla Camera, il contributo di licenziamento dovrà in ogni caso essere pagato per tutte le situazioni di interruzione del rapporto di lavoro stipulato a tempo indeterminato ma per cause diverse dalle dimissioni dal 1 gennaio 2013. Ricordiamo che la quota sarà a carico del datore di lavoro.
► Novità riforma del lavoro 2012
L’Aspi è un nuovo ammortizzatore sociale che sarà destinato, a regime, a sostituire l’indennità di disoccupazione e quella di mobilità.
A questo riguardo, il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, ha recentemente osservato che
Grazie alla riforma del lavoro del Governo Monti, 150.000 disoccupati in più potranno usufruire della nuova indennità che prenderà il nome di Aspi
Non solo,
L’allargamento della platea degli indennizzati è sicuramente un aspetto positivo di questa riforma purtroppo ci sono alcune aree grigie che dovranno essere monitorate molto attentamente. Mi riferisco all’aumento del costo del lavoro degli occupati a tempo determinato, oppure alle misure per contrastare le false partite iva che rischiano di far scivolare nel sommerso migliaia e migliaia di lavoratori