Nel nostro Paese ci sono oltre 700 mila cittadini disabili che risultano essere iscritti nelle liste speciali provinciali per il collocamento. Il dato, riferito al 2009, stride con i posti disponibili, che nello stesso anno in Italia erano pari a quasi 80 mila, a fronte di appena 20 mila avviamenti, per buona parte caratterizzati da posti di lavoro precari. Il tutto, tra l’altro, avviene in un contesto caratterizzato da una diminuzione delle opportunità di lavoro, complice la crisi, che colpisce in maniera generalizzata e che non risparmia neanche i diversamente abili. Al riguardo di certo non aiuta il drastico calo, a tutela delle categorie protette, delle sanzioni comminate alle aziende che sono inadempienti; gli ultimi dati annuali disponibili indicano infatti che su tutto il territorio nazionale ci sono state addirittura meno di duecento sanzioni. Tutti questi sono alcuni dei dati che sono emersi da un Rapporto dell’Isfol, consegnato al Parlamento, in materia di collocamento obbligatorio delle persone disabili.
Il futuro lavorativo dei diversamente abili, quindi, è sempre più difficile, precario, e caratterizzato da un allentamento delle tutele visto che a quanto pare i controlli e le sanzioni sono numericamente basse. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera citando un articolo apparso sul Portale Redattoresociale.it, i posti di lavoro potenzialmente disponibili per i disabili però ci sono sia nel settore pubblico, sia nel settore privato.
A fronte di soli 20 mila avviamenti circa nel 2009, infatti, i posti disponibili erano quasi 80 mila, di cui il 15% circa nella Pubblica Amministrazione ed i restanti nel settore privato. E nonostante gli avviamenti ampiamente sotto la soglia dei posti potenzialmente disponibili, a carico dei disabili c’è un aumento della precarietà visto che, sempre con riferimento all’anno 2009, sono aumentati i contratti a tempo determinato passando dal 41,6% del 2008 al 48,5% di due anni fa. Insomma, il Governo oltre a sostenere l’occupazione in generale, dovrebbe al riguardo adottare misure e rivedere qualche norma per tutelare di più l’avviamento al lavoro e la stabilità occupazionale delle persone diversamente abili.