In Italia la situazione dell’occupazione giovanile è – per usare un eufemismo – un disastro. Alla fine del 2011 il tasso della disoccupazione giovanile ammontava infatti al 29,1 per cento, con un incremento che in soli quattro anni sfiorava gli 8 punti percentuali. A tale dato si aggiunta poi un altro 19,8 per cento di giovani che non studiano e non cercano occupazione, e si tenga altresì conto del 18,2 per cento di giovani in precoce abbandono di istruzione e formazione, e al solo 20,3 per cento che consegue un’istruzione universitaria. Ma quale è la situazione negli altri principali Paesi europei?
Partiamo dalla Germania, dove il tasso di disoccupazione giovanile è all’8 per cento. Qui è in vigore un programma di promozione dell’occupazione dei più giovani attraverso l’istruzione, con allo studio nuove opportunità formative attraverso la promozione e il sostegno del c.d. “apprendimento permanente”, a partire fin dai primi anni di istruzione, passando poi per la formazione professionale e, quindi, il lavoro. I tedeschi pensano insomma che l’apprendistato – unito a una formazione continua – possa essere, per il futuro, la chiave vincende dei più giovani.
In Francia il recente impegno è invece stato dirottato nei confronti del mantenimento dei giovani nel recinto delle istituzioni scolastiche. Qui, dove il tasso di disoccupazione giovanile è del 25,7 per cento, il programma per i giovani presentato in sede Ue prevede misure volte a contrastare gli abbandoni scolastici e altre misure per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro.
Interessante è anche l’approccio del Regno Unito, dove la disoccupazione giovanile è del 20,4 per cento, e dove è allo studio un nuovo servizio per l’apprendistato, al fine di aumentare i posti offerti e razionalizzare i percorsi: lo scopo dichiarato è quello di coinvolgere entro il 2020 almeno un quinto dei giovani tra i 16 e i 17 anni.
Vedremo, nelle prossime settimane, in che modo si evolverà il contesto internazionale.