Ci sono posizioni lavorative che in Italia sono difficili da trovare per le imprese. E’ il caso dello chef, il cuoco per intenderci, che sembra essere in tutto e per tutto un “lavoratore in via di estinzione” nella Regione Lombardia. La metà dei cuochi sul territorio lombardo è infatti di difficile reperimento; a rilevarlo è stata la Camera di Commercio di Monza e Brianza nel sottolineare comunque, come in tutta Italia sia di difficile reperimento uno chef su tre. Per ovviare a questa carenza, con il patrocinio della Camera di commercio di Monza e Brianza, la Fondazione Emilia Vergani ha realizzato il master di enogastronomia brianzola, giunto alla seconda edizione. Si parte il 14 marzo per un master che dura fino al 9 maggio 2011 al fine di permettere ai ristoratori, agli studenti ed ai cuochi al fine di apprendere le tradizioni enogastronomiche del territorio della Brianza; il master risulta essere suddiviso in dodici moduli, a cadenza bisettimanale, e porta poi alla sua conclusione alla consegna degli attestati.
Il master verterà su varie materie che spaziano dalla patata di Oreno alla luganega di Monza, e passando per gli approfondimenti sui vini locali senza chiaramente tralasciare anche le tecniche di degustazione. Ci saranno tanti esperti e chef di livello assoluto come Achille Zoia, il maestro pasticcere della Boutique del dolce di Concorezzo, Enrico Bartolini lo chef del Devero Hotel, a Cavenago Brianza e, tra gli altri, anche Giacomo Nogara, lo chef de I melograni di Nibionno.
Non mancherà inoltre anche il paté della Brianza, una ricetta che arriva da lontano e che nasce proprio grazie alla Camera di commercio avvalendosi della collaborazione degli eredi dei fornitori di casa Savoia, ed in particolare della piccola impresa artigiana Mariolino di Molteno di Mario Longoni. Si tratta in particolare di una storia imprenditoriale che risale ai primi del ‘900, quando abitualmente si riforniva la Casa Reale con prodotti quali la lingua salmistrata, la galantina, il patè alla milanese ed il pollo in gelatina.
Scusate un attimo, ma tutti quei diplomati che l’anno scorso sono usciti fuori dagli istituti alberghieri e che sono ancora disoccupati, che cosa sono? Non vanno bene? E’ semplicemente ridicolo sentire che non si riescono a trovare queste figure professionali, la verità è che non si vuole mai dare un’opportunità ai giovani di lavorare.
@ Lauretta:
in replica a lauretta: io praticamente sono nato in cucina o 46 anni e ti giuro che gia e un problema per me trovare lavoro come chef. non ho un diploma solo tanta gavetta.pero per quelli che escono dalla scuola con il diploma di alberghiero non penso che abbiano l esperienza per poter dirigere una cucina.
e vedo con molto interesse che gli annunci publicati su internet sono solo fandonie. ma veniamo al dunque .chiedo ai signori ristoratori quanto dovrebbe guadagnare uno chef di cucina che oltre a fare i menu a organizare il lavoro,a controllare la pulizia e attuare il piano previsto dell haccp dare i riposi ecc…………………? alla fine ti ritrovi li davanti a loro che ti dicono mica sei un medico ,o un avocato.ho un ingegnere,ma allora fatelo voi il lavoro di chef io faccio il cuoco come in ospedale 6 e quaranta e tutto finisce li .
penso che e proprio cosi meglio andarsene via dall italia fino che si e in tempo,tutti i ristoranti della riviera romagnola sono pieni di chef marocchini egiziani ecc che prima facevano i muratori.questo perche queste persone si accontentano di pochi spiccioli,non importa se poi si mangia merda in quei locali. saluti a tutti questa e l italia in cui se sei onesto ci muori solo di fame.
solo in italia i politici prendono le pensioni a vita dopo alcuni mesi di camera dei deputati questo la dice lunga sulle liti che giornalmente accadono in politica ,mentre si dimenticano dei veri problemi e mi piace che ce chi aplaude.quindi lauretta non essere sconvolta di tutto cio.
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Il problema è che a volte viene considerato ,come lavoro generico.Qui in umbria ,akmeno è cosi.Dovrebbe essere ,quando lo è un lavoro di grande specializzazione.Vedi cioccolateria ,pasticceria cucina glutine free,etc.
RE a lauretta(1):Vede,la scuola,un tempo formava solo i commis di cucina.Per salire la scala gerarchica,si doveva sgomitare,e studiare sul campo.Il punto d arrivo era diventare chef. Per essere il capo,non ci sono scuole,quello piu forte arrivera sempre,e ci rimarra ,perche il problema non è arrivarci,ma rimanerci.
@Antonio: Ancora ,sono daccordo con la Signora Lauretta,Infatti nel2011 hanno chiuso ben il 67% dei ristoranti,in alcuni si mangiava anche bene!Ma troppe aperture di chi pensava fosse facile,eche chiunque,anche con 2 anni di esperienza poteva dirigere una cucina.ho iniziato a 8 anni a fare il mozzo la domenica nel ristorante dello zio Chef(buona anima) poi finite le medie nell autunno dell83 ho iniziato la scuola alberghiera.Dopo 2 anni ero 1 commis , ho potuto dire la mia solo dopo il 1989.Era come il Militare(anzi peggio,ma ci forgiavano,non eravamo mai stanchi ,anche 18 ore al di,per 10 giorni consecutivi.Decorando,usando l Estuffade,i fumetti,le bisque,nel nome di Mar chesi,Vissani,paracucchi.