Il recente correttivo alla manovra finanziaria non è che l’inizio. In realtà il futuro sarà ancora peggiore; infatti, grazie all’aspettativa di vita e alla recente manovra di fine maggio si andrà sicuramente in pensione a 70 anni con un assegno al limite della sussistenza.
Il sistema delle quote è stato semplicemente annullato senza nemmeno aspettare la sua completa attuazione. Al suo posto è arrivato un sistema che alza l’età pensionabile per tutti in modo automatico di dodici mesi se lavoratori dipendenti e diciotto se autonomi.
Non solo, il nuovo sistema pensionistico che si sta delineando dovrà tenere conto anche della speranza di vita rilevato dall’Istat. In pratica, dal 1 gennaio del 2016 l’età pensionabile verrà aumentata di tre mesi ogni tre anni: in sostanza un mese all’anno.
Il tutto anche considerando che il coefficiente di rivalutazione è stato sensibilmente ridotto da quest’anno con effetto retroattivo.
In definitiva, si andrà in pensione più tardi con un assegno semplicemente ridicolo.
La nuova disciplina finalizzata dal decreto di fine maggio pone diversi specifici problemi.
In particolare l’insufficienza del tetto dei 10.000 per i lavoratori in mobilità o che godono di prestazioni straordinarie a carico dei fondi di solidarietà che potranno accedere alle deroghe o l’inserimento dei lavoratori in mobilità “lunga” come prevede l’articolo 7 della legge 223/1991.
Occorre anche tenere conto della mancata previsione della deroga per chi è stato autorizzato ai versamenti volontari in data precedente al decreto legge e l’effetto delle nuove finestre sulla “vecchiaia anticipata” cui possono accedere i lavoratori dipendenti invalidi all’80%.
Un altro aspetto, non di secondaria importanza, è il mancato rendimento della prestazione oltre i 40 anni di contribuzione a fronte dell’obbligo di proseguire il versamento della contribuzione fino all’apertura della finestra. Ciò significa che i lavoratori che si trovano in questa condizione dovranno continuare a lavorare come gli altri, ma non avranno alcun beneficio ai fini pensionistici.
Inoltre, cambia tutto anche per i lavoratori iscritti alla gestione separata Inps (parasubordinati): infatti nei loro confronti la precedente normativa prevedeva in caso di sola iscrizione alla gestione separata che si applicassero le finestre di accesso previste per i lavoratori dipendenti. Solo se il lavoratore era iscritto anche ad un altro fondo, gestione o cassa si applicavano le finestre previste per i lavoratori autonomi.
Peggioramento anche per i lavoratori con contribuzione mista. In effetti, basta anche un piccolissimo periodo di contribuzione versata in una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi necessaria per maturare il diritto alla pensione e si applicano le nuove finestre previste per i lavoratori autonomi, e quindi la pensione decorre trascorsi 18 mesi dalla maturazione dei requisiti.
sono un ex artigiana ho cessato la mia attività a dicembre 2009 con 32 anni di contributi compirò 60 ann il 26 gennaio 2012 quando riuscirò a percepire la miseria della pèensione?