In pensione a 60 anni, ecco la prima novità in materia di welfare del nuovo presidente francese; infatti, dal primo novembre 2012 i francesi potranno andare in pensione a 60 anni, ma solo coloro che avranno cominciato a lavorare presto.
Ora possono andare in pensione prima dell’età minima legale (62 anni) anche i dipendenti che hanno iniziato la loro carriera a 18 e 19 anni con 41 e 41,5 anni di contributi, e questo vale per i dipendenti del privato, i funzionari e i non salariati. A chi avrà cominciato a lavorare addirittura a 14-15 anni sarà invece richiesto un tempo di contribuzione più lungo, e dunque non potrà andare in pensione a 55,5 anni, per non creare distorsioni nel sistema, spiega il governo francese.Pierpaolo Arzilla, giornalista del quotidiano della CISL, osserva che la riforma del sistema previdenziale del ministro per gli Affari sociali, Marisol Touraine, non è che un’estensione del programma “lunghe carriere” che prevedeva il ritiro a 60 anni per chi aveva cominciato a sgobbare prima dei 17 anni.
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L’estensione del “lunghe carriere” permetterà di andare in pensione a circa 110-120 mila persone in più già nel 2013, il 20 per cento di chi entrerà in quiescenza, per un costo di 1,2 miliardi. Nel 2014 il numero di beneficiari resterà più o meno lo stesso, ma i costi saliranno, fino ad arrivare a 3 miliardi nel 2017, che coincide con la scadenza del mandato di François Hollande.
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Arzilla osserva che se la Cgt giudica positivo il ritorno parziale della pensione a 60 anni,
che rompe con le attuali politiche previdenziali europee
La Confindustria francese (Medef) parla invece di scelta “inquietante” per la stabilità finanziaria del sistema pensionistico. Per le imprese, l’aumento di 0,2 punti del tasso di contribuzione per finanziare la riforma, 0,1 per i dipendenti e 0,1 per i datori, può nuocere alla competitività delle imprese e penalizzare il potere d’acquisto.