Il lavoro part time da inserire prima del pensionamento. Un orario che verrebbe dimezzato nel corso dell’ultimo biennio oppure nell’ultimo quadriennio prima della data prospettata per la pensione. E, contestualmente, favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di sempre più persone con meno di 35 anni.
Si tratta di un vero e proprio progetto che riguarda quella che a tutti gli effetti si può definire una staffetta generazionale nei luoghi di lavoro. Si tratta di una novità che potrebbe riguardare la prossima legge di Bilancio, in compagnia a tante altre idee, come ad esempio la detassazione delle tredicesime, ma anche l’incremento delle pensioni minime.
Stesso discorso per quanto concerne Quota 103, che dovrebbe essere presente anche il prossimo anno. La norma che riguarda il turn over è finita fuori dalla lista delle potenziali novità proprio all’ultimo minuto. È stato svelato proprio dal ministro Adolfo Urso che si tratta di una misura che consentirebbe al pensionato, per un biennio, di contribuire alla formazione di un giovane lavoratore con meno di 35 anni, che verrebbe poi assunto con un contratto a tempo indeterminato.
Insomma, un periodo nel quale trasferire le proprie competenze e la propria esperienza, lavorando part-time. E questo progetto garantirebbe un costo finale neutro per l’azienda. In poche parole, il computo totale dei costi del neoassunto e il prepensionato in part time non devono andare oltre lo stipendio complessivo del secondo.
La proposta di introdurre una staffetta generazionale nei luoghi di lavoro da parte del Governo vorrebbe accompagnare gli sgravi a livello contributivo per le imprese. Si tratta di una misura che, a quanto pare, non dovrebbe essere criticata da parte dell’UE. Sì, dal momento che la staffetta generazionale rientra nelle idee comunitarie di prolungare l’età del ritiro e dare una mano alla sostituzione dei lavoratori più in là con l’età.
Il disegno di legge originario prevede, nella prima bozza, che l’idea della staffetta generazionale possa prendere forma solo nelle aziende che hanno quantomeno 50 lavoratori. Queste ultime hanno la possibilità di sottoscrivere un contratto di due anni con un lavoratore che è andato in pensione da non oltre due anni. Lo scopo è quello di fare in modo che il pensionato possa svolgere un’attività come se fosse un vero e proprio tutor rispetto ai nuovi assunti che hanno meno di 30 anni se diplomati e meno di 35 se laureati, che verranno assunti con un contratto a tempo indeterminato. E un’altra bozza vedrebbe questo progetto come part time a tutti gli effetti.