Una notizia, pubblicata ieri 19 giugno, all’interno del quotidiano “Corriere dell’Umbria” deve farci riflettere. Ben 35 dipendenti, per la maggior parte presso le facoltà di Agraria e Veterinaria dell’ateneo di Perugia, dallo scorso mese di gennaio sono senza stipendio.
Il contratto stagionale (manco si trattasse di un lavoro nel settore del turismo) è infatti scaduto lo scorso dicembre e l’Università di Perugia avrebbe giustificato la non riconferma di questi precari (pensate che alcuni lo sono anche da venti anni) per mancanza di disponibilità finanziarie.
I precari hanno indetto anche una conferenza stampa nel corso della quale hanno detto
Hanno regolarizzato tutti i precari specializzati, come tecnici e ricercatori, dopo soli diciotto mesi. Noi siamo in attesa da venti anni. Ma per loro evidentemente non c’è stato alcun problema economico
Il fatto ancor più preoccupante è che alcuni di questo trentacinque dipendenti non riescono più a permettersi il cibo e sono costretti a rivolgersi alle mense della Caritas.
Parole dure anche da parte dei sindacati
Un altro problema è che queste persone sono troppo anziane per godere di una diversa collocazione. Neanche il peggiore datore di lavoro privato riuscirebbe a comportarsi così male come sta facendo l’Università di Perugia
I precari agricoli in un anno guadagnano circa seimila euro netti ..cifre che a mio dire una Università come quella di Perugia (seppur piccola può vantare numerosi iscritti) può e dovrebbe tranquillamente sostenere.
Come detto questa protesta riguarda le facoltà di Agraria e Veterinaria e quindi a questo punto sorge una domanda: chi farà d’ora in poi il lavoro duro e pesante?
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