Importante sentenza della Corte di Appello di Brescia per via delle conseguenze positive per migliaia di precari che potranno richiedere, all’Amministrazione Pubblica di riferimento, il pagamento delle retribuzioni estive fino ad oggi mai corrisposte.
La Corte di Appello ha, infatti, riconosciuto ai precari il diritto di percepire lo stipendio anche per i mesi estivi.
Secondo la Corte non è possibile assumere insegnanti con contratti a tempo determinato se esiste uno schema organizzativo che si ripete nel tempo.
I giudici bresciani hanno così riconosciuto agli insegnanti precari il diritto a percepire lo stipendio estivo e ha censurato il comportamento dell’Amministrazione Pubblica.
La Corte di Brescia riconosce che il ricorso alla contrattazione a tempo determinato reiterata è il risultato di una scelta deliberata programmatica dell’amministrazione volta a produrre unicamente risparmi di spesa: assumere a settembre e licenziare a giugno.
Il Ministero, infatti, formula ogni anno delle scelte relative al numero di immissioni in ruolo da effettuare e, sulla base del dato relativo all’organico di diritto, stabilisce quale parte di tale organico deve essere coperto con personale di ruolo e quale parte vada invece coperta con contratti a tempo determinato mediante utilizzo delle graduatorie provinciali permanenti.
Secondo la Corte di Brescia la consapevolezza della programmazione delle risorse umane è l’elemento discriminate che pone in essere un rapporto di lavoro illegittimo. La programmazione dei flussi anno per anno dimostra l’esistenza di uno schema organizzativo ed è del tutto di difficile dimostrazione da parte del Ministero che il ricorso a contratti a tempo determinato sia motivato da esigenze particolari e temporanee non prevedibili.
Per questa ragione i giudici di Brescia hanno condannato il Ministero a pagare gli stipendi estivi della ricorrente sulla differenza tra quanto effettivamente percepito dalla lavoratrice e quanto avrebbe avuto tenendo conto della retribuzione dei mesi estivi con gli interessi di legge.
Il Ministero ha annunciato il ricorso in Cassazione.