Stando a quanto afferma l’Osservatorio di Spinlight Group, società che opera nella consulenza delle carriere, specializzata nello sviluppo dell’employability, circa il 10% degli impiegati occupati nelle aziende italiane sarebbe titolare di una prestazione complessiva insoddisfacente da almeno tre anni. Si tratta, precisa la ricerca, di risorse presenti soprattutto all’interno del mondo dei servizi, nella grande distribuzione e nel settore bancario e assicurativi. Ma cerchiamo di vederci più chiaro in questa analisi che fotografa, ancora negativamente, il mercato del lavoro italiano.
La ricerca è stata effettuata in un campione di circa 200 aziende di medie grandi dimensioni, con dati che si riferiscono ad aziende con un sistema interno di valutazione delle performance. Al margine dell’osservazione, deriva che le risorse sono critiche per diverse motivi: la professionalità (68%), ossia non sono più in grado di rispondere alle necessità dell’organizzazione aziendale con conseguente demotivazione per gli scarsi risultati; il disagio relazionale (27%), ovvero impiegati che hanno difficoltà a interagire con i loro colleghi e superiori perdendo poi la motivazione al lavoro; non valutabili (5%), in quanto impossibile valutare la performance.
Ancora, emerge come alcune aziende intervengono con una formazione sulle competenze di base, ma raramente incidono sulla motivazione e sui comportamenti. Il 92% delle risorse critiche non è propenso a cambiare azienda perché poco fiducioso sulla propria professionalità, e spaventato dall’attuale mercato del lavoro.
Insomma, ancora una volta ne emerge un quadro piuttosto deludente, con gli impiegati delle grandi aziende che risultano essere molto pessimisti circa il loro inquadramento nel macro mercato del lavoro, e temono di perdere la propria occupazione nell’impossibilità di trovarne una nuova in tempi più o meno rapidi. Di quelli che lavorano all’interno del campione esaminato da Spinlight Group, inoltre, una fetta crescente e rilevante sarebbe scarsamente motivata: colpa non solo dell’impiegato, quanto anche di una certa trascuratezza delle direzioni delle risorse umane, troppo impegnate a produrre percorsi di formazione “base” piuttosto che personalizzare le necessità.
Tra i tanti sondaggi che abbiamo avuto modo di esaminare negli ultimi giorni, vi ricordiamo: Trovare lavoro da giovani, servono le conoscenze, e il Lavoro italiano nel 2020.