Il contratto a termine acasuale rappresenta un’opportunità per le imprese ma non per il lavoratore, per quanto riguarda l’assunzione a tempo determinato.
Infatti, la Riforma del Ministro Fornero agevola le imprese in caso di assunzione di un lavoratore a tempo determinato, in quanto la nuova norma liberalizzata, in presenza di una causa giustificativa reale, consente un contratto a termine di massimo 12 mesi, invece di un contratto a tempo indeterminato . La nuova formula contrattuale sarà certamente molto adottata dalle imprese in quanto ne desumono un doppio vantaggio: il primo è quello di evitare i rigori del contratto a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda il secondo vantaggio, il contratto a termine che rientra nei 12 mesi consente alle imprese di evitare i rischi per la poca chiarezza o addirittura per la mancanza della causa giustificativa del termine, soprattutto anche in mancanza di prova. Una carenza che obbligherebbe le imprese alla trasformazione del contratto a termine in un contratto a tempo indeterminato, se viene provata l’insussistenza della causa giustificativa.
La Riforma del Lavoro favorisce altre situazioni, ad esempio anche un turnover dei lavoratori a termine. Per tutte le ragioni fin qui spiegate, le imprese trovano conveniente utilizzare questa tipologia contrattuale che evita i rischi legati alla causa giustificativa, almeno per il primo anno. In pratica viene favorita la stipula di contratti a termine ma con soggetti diversi, di anno in anno, ad ogni scadenza di un termine.
E inoltre non conviene alle imprese rinnovare o prorogare. Peraltro, poiché la norma introdotta dalla riforma del lavoro vieta la proroga nel caso di stipula di un primo contratto a termine acausale di durata di 12 mesi, le aziende troveranno più conveniente assumere un altro lavoratore al termine dei 12 mesi e con un altro contratto a termine acausale, piuttosto che continuare il rapporto con il lavoratore che ha un contratto a termine in scadenza. Soprattutto in caso di mansioni che consentono una sostituzione del lavoratore con un altro senza incidere sulla produttività aziendale. Concludendo, la riforma del lavoro ha reso più difficile una situazione già precaria. E il lavoratore ne paga le conseguenze.