Per la rubrica dedicata ai mestieri abbiamo deciso di capire meglio cosa fa un investigatore privato intervistando chi ne ha fatto una vera e propria professione gestendo anche un’agenzia: La Segretissima di Roma. La parola quindi a Bernardo Ferro.
Quella dell’investigatore privato è una professione affascinante. Come e perché si è avvicinato a questo mestiere?
Dopo aver trascorso più di 25 anni negli organi investigativi di stato come Digos, Iterpol ho voluto cimentarmi in questa nuova sfida per mettere al servizio del privato la mia esperienza. Certo non è semplice: ci sono forti limitazioni nella operatività investigativa causate dalla carenza legislativa del settore; limitazioni incomprensibili visto che abbiamo una licenza rilasciata dalla Prefettura.
Chi si rivolge principalmente a lei e alle sua agenzia?
Principalmente società private e singole persone. Le società perchè non sono e non possono essere sufficientemente assistite da un’attività investigativa istituzionale; basti pensare all’assenteismo, ad una concorrenza sleale dovuta all’infedeltà di un socio o di un dipendente. Le persone fisiche, per problemi familiari come l’infedeltà coniugale, l’assegno di mantenimento per l’ex-coniuge ma soprattutto genitori e nonni che ci chiedono aiuto per “vedere” cosa fanno e chi frequentano i loro ragazzi.
Può descriverci a grandi linee cosa fa un investigatore privato?
Prima di tutto ogni caso deve essere studiato, prima di agire prendere tutte le informazioni possibili e poi pianificare insieme al proprio staff come procedere. Fare investigazione è soprattutto “informazione” come ad esempio fanno nella trasmissione Le Iene.
Sicuramente non segue i classici orari di ufficio. E’ difficile conciliare la sua professione con una vita privata o comunque sia sociale?
Purtroppo nel nostro lavoro non esiste Natale, ferragosto, la partita della squadra del cuore oppure il matrimonio del migliore amico: tutti impegni questi che alle volte non possiamo mantenere. Quindi consiglio spesso a chi vuole intraprendere questa professione di tenerne conto prima di imbattersi in discussioni logoranti all’interno dei propri affetti. Devo però aggiungere che trattasi di un lavoro che riserva belle sorprese e insegna che la vita ha sempre due facce proprio come il nostro logo aziendale: Giano Bifronte.
Perché secondo lei esistono così tante agenzie investigative. Che il tradimento sia davvero “pane quotidiano” ?
Le agenzie sono molte è vero, ma molte non fanno investigazioni ma antitaccheggio, sicurezza, recupero crediti. Fare solo investigazioni non è facile e nemmeno redditizio. E poi, da quando sono state liberalizzate le licenze, sono nate tante agenzie ma molte sono prossime alla chiusura. La forza di un’agenzia è il titolare e il network di informatori che riesce a creare insieme al suo staff. Ciascun membro dello staff deve essere specializzato in qualcosa: in informatica, in elettronica. Dello staff possono fare parte anche madri di famiglia o ragazzi molto giovani.
Se un ragazzo o una ragazza volesse avvicinarsi a questo mondo cosa le consiglierebbe?
Consigli pochi: uno dei miei primi lavori fu di seguire un “cattivo” per tutta la città poi salì su treno e mi portò oltre Marsiglia. Gli stetti dietro per oltre 48 ore senza poter avvisare nessuno, senza lavarmi, senza mangiare etc… (allora non esistevano i telefonini). Oggi a chi mi invia un CV chiedo: “Sei disposto a guardare un portone per oltre 8 ore senza mangiare, senza andare al bagno e ,ovviamente, senza distrarti al telefonino per vedere se dal quel portone esce una persona?” Ecco, se sei pronto a tale fatica allora si può cominciare a parlare di investigazione.
Ho lavorato presso l’agenzia investigativa la segretissima di roma, ho imparato molto da Bernardo Ferro, grande professionista e persona di grande affidabilità.
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