Nel nostro Paese ci sono 1 milione e 363 mila persone che in fatto di ricerca del lavoro sono oramai “scoraggiate”, ovverosia ritengono di non riuscire più a trovare un’occupazione e, di conseguenza, rinunciano a cercarla. Il dato, in particolare, emerge da uno studio elaborato dall’IRES e dalla CGIL, con la conseguenza che la disoccupazione “reale” nel nostro Paese è quindi ben più alta del valore del 7,4% rilevato dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). A conti fatti, quindi, sommando agli “scoraggiati” gli altri 1,841 milioni di disoccupati ufficiali, si arriva a 3,2 milioni di persone senza lavoro, ovverosia ad un tasso di disoccupazione in Italia, reale, del 12%.
I dati, elaborati prendendo a riferimento il secondo trimestre di quest’anno, mettono in evidenza come in realtà nel nostro Paese la disoccupazione sia al di sopra della media europea del 9%. L’Istat, invece, dalle rilevazioni ufficiali afferma che, con il 7,4%, siamo al di sotto della media europea; invece, siamo al più in linea con la media UE se, come sottolineato da Fulvio Fammoni, Segretario Confederale della CGIL, ipotizzassimo che la metà degli scoraggiati decidesse di iscriversi al collocamento.
Nel complesso, quindi, il Rapporto IRES-CGIL mette in evidenza come la disoccupazione non solo sia un fenomeno in crescita, ma si spinge ben oltre le stime ufficiali; in particolare, l’aumento dei disoccupati, specie nelle Regioni del Nord, ed in quelle del Sud, è andato ad ingrossare l’esercito degli “inattivi”, ed ha altresì allungato il periodo in cui un lavoratore rimane disoccupato. Il Sindacato, alla luce dei dati emersi, ha di conseguenza “alzato il tiro” riguardo alle richieste di sostegno all’occupazione ed a favore di chi il posto di lavoro lo perde; nello specifico, la CGIL, vista la situazione grave, ha chiesto un prolungamento del beneficio dell’indennità di disoccupazione unitamente all’aumento degli importi della cassa integrazione con un tetto che deve in particolare essere unificato a mille e cento euro mensili.