Secondo quanto sta emergendo nel corso delle ultime ore, mancherebbero meno di 10 giorni al termine dei lavori per la predisposizione della riforma del lavoro voluta dal governo Monti. Le notizie diffuse dalle agenzie di stampa sostengono infatti che la riforma potrà essere approvata tra il 21 e il 23 marzo, con sette giorni di anticipo rispetto al termine ultimo che era stato in precedenza fissato da Palazzo Chigi.
Intanto, proseguono i confronti tra le parti interessate, con il ministro Fornero che – a margine di ulteriori negoziazioni con sindacati e imprenditori – ha dettato una nuova revisione per le linee guida della riforma, utile per poter chiudere la bozza il prima possibile. I colloqui continueranno anche nel corso dei prossimi giorni, come confermato dal ministro su Twitter.
“Il governo ha sempre lavorato per un accordo con le parti sociali. Questo e’ l’obiettivo, per questa prospettiva lavoriamo in questa ultima fase – ha aggiunto inoltre la Fornero, precisando che l’auspicio dell’esecutivo è ridurre il tasso di disoccupazione al 4% o al 5%. “E’ un tassello essenziale ai fini della crescita economica dell’Italia”. Ma per farlo, conclude il ministro, è necessario un forte coinvolgimento delle regioni del Sud Italia”, poiché non vi può essere “crescita senza equilibrio tra il Nord e il Sud”.
Per quanto infine riguarda le risorse che saranno necessarie per metter mano alla revisione della flessibilità e degli ammortizzatori sociali, il ministro ha precisato di non sapere ancora dove verranno presi, ma ha altresì assicurato che non saranno assunti “dai fondi di spesa sociale”. Intanto, Emma Marcegaglia ha rinnovato l’invito al governo di rivedere la propria decisione sui tempi dell’entrata in vigore degli ammortizzatori, mentre Susanna Camusso, leader della Cgil, ammette che in merito allo sviluppo di una riforma positiva “è stato fatto un passo indietro”.