Gli Ordini sono stati oggetti di un interessante intervento del Governo Monti al fine di vivacizzare un settore fin troppo statico e dare vigore a un mercato che non è più dinamico. Per fare questo intervento, il Governo Monti ha deciso di apportare alcune modifiche di diverso peso, ma con l’unico obiettivo di incrementare l’occupazione.
Si va dalle assicurazioni obbligatorie per tutelare il cliente fino alla formazione continua passando per la società tra professionisti o la pubblicità delle proprie competenze.
Le recenti modifiche introdotte dal Governo intendono riflettersi su oltre un milione di professionisti, una cifra per lo più ottimistica visto che tra gli iscritti agli Ordini professionali non ci sono solo quello che svolgono la libera professione, ma anche semplici iscritti perché riconoscono nell’Ordine un comune senso di condivisione con una visione comune.
L’intento è quello giusto, ossia salvaguardare il cliente dall’inefficienza di un professionista. In realtà, quello che sembra di leggere e di constatare è solo un altro sistema per racimolare soldi o, attraverso nuovi obblighi al professionista, incidere sul PIL potenziando il catalogo dei corsi sulla formazione continua.
Vogliamo formare meglio il professionista o costringere il professionista stesso ad aggiornarsi continuamente per meglio rispondere alle esigenze di un cliente? E allora perché non pensare ad obbligare il datore di lavoro di una qualsiasi azienda a pianificare e realizzare corsi per tutti i dipendenti per meglio rispondere alla crisi di competitività dell’Impresa italiana?
Non certamente con l’uso del meccanismo pubblicitario possiamo pensare di mettere al bando il professionista furbo o incompetente, perché, in questo modo, come si scrive sul Sole 24 Ore
non consentirà comunque ai professionisti più spregiudicati di inondare il mercato con messaggi furbi, suggestivi o esagerati, evitando di ingannare così la clientela meno attrezzata. La riforma entra poi, anche se in punta di piedi, su un altro tema caro all’Antitrust e altrettanto avvertito dall’opinione pubblica: la deontologia e i procedimenti disciplinari. “
La riforma degli Ordini non può passare con questo sistema … a meno che, l’unico obiettivo, è quello di incrementare il PIL con la formazione continua o con l’assicurazione obbligatoria.
Visto che
E sempre nella prospettiva di salvaguardare la parte debole (il cliente), la scelta di obbligare i professionisti ad assicurarsi – cosa che pure già oggi fanno in molti: vogliamo pensare a medici, ingegneri, commercialisti e avvocati? – è senz’altro un punto di approdo importante, una modalità corretta per riequilibrare posizioni che per troppo tempo non lo sono state