Il governo Monti, anche per via delle sollecitazioni del Presidente della Repubblica, ha deciso di presentare un disegno di legge al posto del solito decreto legge allo scopo di favorire una sana discussione parlamentare per l’importanza delle implicazioni sociali derivate dalla riforma.
Il punto più dolente è sicuramente una rivisitazione della norma sui licenziamenti; in effetti, con il provvedimento del governo si estende la possibilità anche per ragioni economiche a fronte di un indennizzo pari, al massimo, a 27 mensilità senza la possibilità di reintegro. Al contrario, per quelli disciplinari o discriminatori rimane la facoltà del reintegro o, in alternativa, l’indennizzo.
Non solo, il provvedimento prevede anche l’introduzione dell’assicurazione sociale per l’impiego, l’AspI, che sostituirà , a partire dal 2017, l’indennità di mobilità . Questa assicurazione dovrebbe concedere al lavoratore coinvolto una cifra pari al 70% per gli stipendi fino a 1.250 euro, e il suo limite massimo è fissato a 1.119 euro.
Il provvedimento contiene anche norme che sono finalizzate a scoraggiare il lavoro precario e favorire il contratto di apprendistato. Infatti, il canale privilegiato di entrata è il contratto di apprendistato con un disincentivo per i contratti a termine attraverso un aumento della contribuzione previdenziale pari all’1,4%.
Maggiori oneri a carico delle imprese industriali e commerciali finalizzati a reperire i fondi per la cassa integrazione mediante un fondo appositamente costituito, ovvero il fondo di solidarietà . Sul fronte della contribuzione si prevede un aumento delle aliquote per la gestione separata con una limitazione sull’uso dei voucher insieme ad un nuovo contributo dovuto all’Inps in caso di licenziamento di mezza mensilità ogni dodici anni di anzianità lavorativa. Infine, tra le norme introdotte si ricorda un cambiamento sui contratti a progetto con la presunzione del rapporto subordinato con l’impossibilità di recedere dal contratto ad opera del committente.
Il provvedimento del governo sarà sottoposto all’approvazione parlamentare con l’iter tradizionale senza corsie preferenziali, vedi decreto legge, o, al momento, l’uso del voto di fiducia.