La Germania è preoccupata sul futuro dei pensionati tedeschi; infatti, il Ministero del Lavoro della Germania ha aperto la questione e ha posto al centro dei prossimi confronti politici in vista delle prossime elezioni tedesche del 2013.
Le diverse riforme che si sono succedute in Germania al fine di risistemare l’annoso problema delle pensioni non hanno risolto il problema; infatti, non è nemmeno bastato l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni per scongiurare il rischio di una povertà di massa nella popolazione anziana dei prossimi decenni.
Gli studi del Ministero del lavoro tedesco ha avvertito che a partire dal 2030 più di un terzo dei pensionati tedeschi dovranno cavarsela con 688 euro lordi al mese, una cifra che, per ammissione dello stesso ministro Ursula von der Leyen, costringerà il pensionato
a chiedere il sussidio statale di povertà
Chi si ritroveranno in questa condizione? Per diretta ammissione del Ministero non ci saranno solo coloro che hanno svolto un part time, o lavorato con discontinuità, ma lavoratori a tempo pieno che per 35 anni hanno percepito un salario lordo di 2.500 euro.
La colpa è della riduzione della percentuale di calcolo della pensione rispetto allo stipendio, che nel 2030 sarà del 43% del salario netto, contro l’attuale 51%, che garantisce a parità di stipendio una pensione di 816 euro.
Per l’Ufficio statistico federale, più di un terzo degli occupati tedeschi a tempo pieno guadagna meno di 2.500 euro lordi al mese. Secondo il presidente del sindacato unitario, Dgb, Michael Sommer,
il nodo del problema riguarda il livello delle retribuzioni. I lavoratori a tempo pieno con bassi salari, i precari, i disoccupati di lunga data e molti altri sono condannati tutti alla povertà
Sempre per Sommer, la mancanza di risorse
rende impossibile e per queste categorie la realizzazione di una pensione integrativa
Non solo, l’aumento dell’età pensionabile non tiene infatti conto delle richieste del mercato del lavoro che ha la necessità di utilizzare manodopera giovanile.
Tra i tedeschi cova un profondo malcontento: recenti ricerche hanno dimostrato che, dei lavoratori tra i 60 e i 64 anni, troppo poco produttivi per le aziende, solo il 40% ha un’occupazione piena. Il resto vive di part-time, o è in cassa integrazione (in Germania esente da prelievi contributivi), con la prospettiva, anche volendo lavorare, di restare per anni emarginati.