I salari ammontano a poco più di 25.000 euro all’anno , poco meno di 2mila euro lordi al mese. A tanto ammontano le retribuzioni medie dei dipendenti delle imprese private nel 2008 (+1,7% rispetto al 2007).
Questo è uno dei risultati del Rapporto “Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane”, realizzato da Unioncamere insieme a OD&M Consulting, società specializzata in indagini nell’ambito dei sistemi incentivanti e delle politiche retributive, e con il contributo di Gi Group, gruppo italiano nei servizi per il mercato del lavoro, la domanda di lavoro e l’andamento delle retribuzioni.
Lo studio si è posto l’obiettivo di analizzare i vari fenomeni economici e sociali del Paese attraverso l’esame delle dinamiche dei settori economici e delle differenze a livello territoriale e sull’occupazione dipendente in Italia. In particolare il rapporto ha posto in evidenza il fenomeno della domanda di lavoro espressa dalle imprese e le retribuzioni offerte per profilo professionale.
Il rapporto ha cercato di mettere in risalto le dinamiche occupazionali e retributive ponendo l’accento sulle principali caratteristiche d’impresa (settore di attività, dimensione occupazionale e localizzazione geografica), sui caratteri individuali dei lavoratori (quali professione, qualifica, età, sesso, livello di istruzione) e sulle tipologie contrattuali e di orario.
La ricerca è stata condotta secondo un approccio sperimentale coinvolgendo diverse esperienze di ricerca con lo scopo di dare una visione più completa possibile tanto da non fermarsi unicamente sui dati grezzi, ma come un insieme di diversi fattori.
Quello che viene colto con maggiore incisività è l’aspetto retributivo. Per inciso, secondo un recente studio dell’Ocse relativo al 2008, il nostro paese è al 23° posto nella classifica dei salari netti con poco più di 21.000 dollari (lavoratore con coniuge e due figli a carico). Secondo la classifica guadagniamo il 17% in meno della media dei 30 paesi Ocse e siamo preceduti da nazioni come Grecia, Spagna ed Islanda.
Forse è perché in Italia esiste una elevata pressione fiscale? In realtà, ci precedono stati con pressione fiscale più elevata come Belgio (56%) o Ungheria (54%), ma, consoliamoci, riusciamo a battere stati come il Portogallo ($19.150), Repubblica Ceca ($14.540), Turchia ($13.849) o Polonia ($13.000): una bella consolazione.
Il rapporto di Unioncamere si spinge oltre. Infatti oltre ad esaminare i flussi economici vengono anche analizzati i cambiamenti del quadro normativo e il ricambio etnico-generazionale dell’offerta di lavoro. Quello che ne emerge è una elevata dinamicità dei rapporti di lavoro mentre la progressione retributiva è al contrario abbastanza statica.
Emerge un rilevante fenomeno di appiattimento delle retribuzioni, dal quale sembrano distaccarsi solo le professioni dirigenziali e quelle ad elevata specializzazione.
Ad esempio, la ricerca ha mostrato la riduzione dal 16% al 9% della propensione delle imprese ad assumere personale giovanile al di sotto dei 24 anni, mentre è cresciuta del 12,3% la domanda di figure tecniche e specializzate.
Ma anche l’età anagrafica si conferma come un potente fattore di differenziazione; infatti gli stipendi degli occupati over 50 superano del 61,3% quelli degli occupati under 25; questo differenziale è del 53,7% per i lavoratori dell’industria e del 68,7% per quelli dei servizi. Questo dato però è già evidente di per sé; infatti, per via delle dinamiche salariali contrattuali e dell’esperienza acquisita è chiaro per un over 50 disporre, e pretendere, una retribuzione superiore, anche se di poco, risulta abbastanza giustificata.
Non solo, lo studio ha messo in evidenza la crescita della richiesta delle imprese di professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione che sono considerate strategiche per il contesto produttivo.