Il sindacato è compatto su un tema di estrema rilevanza perché lo Statuto dei lavoratori non può essere accusato della scarsa produttività delle imprese italiane, ma, in realtà, la legge 300 può essere considerata la pietra miliare delle relazioni sindacali in questo Paese.
Chi fomenta la contrapposizione in realtà vuole dimenticare, di proposito, la realtà sociale e sindacale dell’Italia prima della definizione dello Statuto dei lavoratori.
A questo proposito la FIM Cisl ha voluto prendere posizione tanto che il segretario generale del comparto, Giuseppe Farina, ha voluto far conoscere il suo pensiero
far coincidere l’avvio di una fase di maggiore impegno sulla crescita e sul lavoro e l’apertura del tavolo di confronto tra Governo e parti sociali sui temi della produttività, con dichiarazioni del Presidente del Consiglio che rimettono al centro della discussione la critica allo Statuto dei Lavoratori come vincolo alla crescita è sbagliato e forviante; sono dichiarazioni che potranno solo dare alimento, a chi, nel sindacato e nella politica, sui temi del lavoro è solo interessato a dispute e contrapposizioni ideologiche ed elettorali, piuttosto che, ad impegnarsi a fare quello che serve per difendere e promuovere il lavoro nel segno di una maggiore equità
Anche la CGIL spedisce a Mario Monti la sua risposta e ribadisce la sua posizione e giudizio del Governo.
Infatti, per Susanna Camusso, segretario generale confederale del maggior sindacato italiano, il presidente del Consiglio non ha nessuna idea e nemmeno nessuna seria politica per uscire dalla crisi e incentivare la produzione e la produttività delle imprese italiane.
I lavoratori, sempre per Susanna Camusso, hanno pagato abbastanza per una crisi causata dal sistema finanziario internazionale.
Per Camusso quello che si sta definendo è
il peggiore liberismo, quello che ha teorizzato che la disuguaglianza abbia fatto crescere il mondo. Sono quattro anni che il mondo non sa come uscire dalla crisi determinata esattamente da quella logica lì