La notizia è una di quelle che lasciano il segno, il secondo più grande operatore telefonico degli Stati Uniti è coinvolto da una delle più grandi mobilitazioni di lavoratori; in effetti, le rappresentanze dei lavoratori, Communications Workers of America (Cwa) e la International Brotherhood of Electrical Workers (Ibew), hanno deciso di fermare il lavoro di 45mila persone tanto che la stessa Verizon ha deciso di ricorrere alla sua forza di lavoro interna, circa 40mila lavoratori, per cercare di contrastare questa iniziativa di lotta.
Le rappresentanze dei lavoratori intendono rinnovare il loro contratto interno e contestano alla società di poter licenziare con più facilità gli addetti in esubero, il riconoscimento degli incentivi unicamente in funzione dei risultati, fermare la maturazione dei contributi pensionistici almeno per il 2011 e ricevere dalle associazioni sindacali un supporto per il pagamento degli oneri sanitari.
Il CEO della società, Lowell McAdam, attraverso una lettera inviata a tutti i dipendenti del gruppo Wireline e al Corporate management, ha informato i lavoratori sui risultati dell’impresa e dei diversi problemi che la stessa società deve affrontare: i ricavi della linea business delle reti fisse sono in costante declino rispetto al mercato delle linee wireless e mobile.
Per Lowell McAdam, in base a quanto riporto Il Sole 24 ore,
È chiaro che alcuni dei termini del contratto di lavoro, negoziati quando Verizon era in una fase di minore pressione competitiva, non sono più in linea con la realtà economica di oggi […] i costi legati ai benefit dei lavoratori siano cresciuti in modo consistente sebbene il business della divisione wireline si sia progressivamente ridotto.
Le rappresentanze sindacali denunciano però l’azienda predica bene ma razzola male visto che paga i molto bene i suoi senior executive: non è possibile scaricare tutte le responsabilità sui lavoratori lasciando del tutto immune il resto; in effetti, è l’ora di rispondere delle proprie responsabilità.