La motivazione delle sentenza si trovano nelle 460 pagine dove, secondo la Corte d’Assise di Torino, l’amministratore delegato accettò il rischio tanto che il tribunale piemontese ha deciso di condannarlo a 16 anni e sei mesi di carcere perché la sua fu una scelta sciagurata che portò alla morte sei lavoratori dello stabilimento il sei dicembre 2007.
La sentenza è importante perché è la prima condanna per omicidio volontario relativa a una causa di lavoro. Herald Espenhahn, l’amministratore delegato della Thyssen, è stato considerato colpevole per omicidio “con dolo eventuale” per aver rinviato un investimento importante in materia di sicurezza. La sentenza dovrà, però, essere anche essere confermata in appello e in Cassazione.
Per molti la sentenza rappresenta una svolta nel panorama della giurisprudenza italiana anche se a Espenhahn è stato concesso il minimo della pena con tutte le attenuanti del buon comportamento processuale e del risarcimento del danno ai familiari delle vittime.
Accanto all’amministratore delegato, il giudice Paola Dezani ha riconosciuto anche la responsabilità di altri sei imputati e distingue fra omicidio colposo “con colpa cosciente” e omicidio volontario “con dolo eventuale”. In sostanza, la stessa differenza tra chi, alla Thyssenkrupp, era convinto che non sarebbe successo nulla (come i cinque dirigenti condannati a pene comprese fra i 10 e i 13 anni e mezzo) e chi – come Espenhahn – ha “accettato il rischio” di un disastro.
Alla Thyssenkrupp la sicurezza non era considerata un valore ma solo un impiccio per svolgere il proprio lavoro. L’Inail approfitta della sentenza per ricordare l’importanza della sicurezza sul lavoro e la necessità di proseguire sulla strada della formazione e prevenzione perché l’esperienza alla Thyssenkrupp deve servire come monito.
Infatti, come scrive il giudice, per
scelta miope si decise di continuare la produzione come se niente fosse. E si decise di differire un importante investimento antincendio sulla linea 5 al trasloco dell’impianto a Terni
Secondo l’avvocato Ezio Audisio, difensore di Espenhahn, la sentenza è
uno stravolgimento e una forzatura dei dati di fatto, che invece sono molto chiari a discolpa. Spero che il giudice d’appello possa valutare più adeguatamente le risultanze processuali che, a nostro parere, sono state male intese e male considerate, valutandole nella loro oggettività