C’è una storia, quella di Mario Canzi riportata dal Messaggero Veneto che mi ha colpito; è la vicenda di un uomo che a 56 anni si è ritrovato senza un lavoro stabile negli ultimi 3 anni che decide di intraprendere un’attività lavorativa per lui completamente nuova. Lui, che per anni è stato un agente di commercio, un po’ per la crisi, un po’ per l’età critica (anche gli over ’50 proprio come i più giovani a volte non se la passano molto bene) si è ritrovato fuori dal mercato del lavoro e ha pensato di rilevare un’edicola. Racconta che in molti gli hanno chiuso la porta in faccia e che negli ultimi 3 anni lui e la sua famiglia hanno fatto molti sacrifici; Mario, troppo “vecchio” per lavorare ma troppo giovane per la pensione, grazie all’aiuto di alcuni amici ha deciso di buttarsi in questa nuova avventura.
Già, ne parlavamo proprio l’altro ieri della disoccupazione degli adulti, di quelle persone con decennale esperienza lavorativa non riescono a ricollocarsi in un mercato del lavoro che sembra avere spazio per pochi “eletti”; e, se da una parte c’è chi, come il protagonista di questa storia (QUI potete leggere per intero all’interno del Messaggero Veneto) non si arrende c’è anche chi invece molla perchè stanco. Lavorare dovrebbe essere un diritto garantito a tutti così come vivere dignitosamente e percepire una pensione giusta: possibile che chi di dovere questo non riesca a capirlo? Quand’è che faranno qualcosa di concreto per aiutare le imprese? C’è il Jobs Act ma sarà una misura sufficiente? Forse dovremmo essere più flessibili? Può essere ma per farlo devono fornirci delle valide alternative.