Continua ad aumentare il pressing da parte dei Sindacati nei confronti di una materia ben precisa, ovvero la sperimentazione della settimana lavorativa corta anche entro il territorio italiano, seguendo l’ottimo esempio che è stato lanciato a Londra.
Nel Regno Unito si sta procedendo con la sperimentazione della settimana corta sul lavoro. Sono ben 61 le aziende che hanno preso parte a questo progetto e i risultati ottenuti fino a questo momento sono davvero interessanti, non solo per i lavoratori ovviamente, ma anche per le stesse aziende. Questa decisione ha dato la spinta anche all’Italia ad aprire un tavolo di confronto tra le parti sociali per provare a orientarsi in questa direzione. Anche il segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl segue questa linea.
Durante il mese di febbraio è arrivata la pubblicazione del rapporto ufficiale in cui sono presenti i vari risultati che sono correlati al test di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni che è stato portato avanti in Inghilterra. Al contempo, in Belgio, il Governo ha dato il suo ok a una nuova legge, che riguarda le varie forme organizzative del lavoro. Insomma, che lavorare tutti meno sia davvero la strada migliore per alzare la qualità del lavoro stesso?
Questa nuovo scenario sta avendo una diffusione molto importante in vari Paesi dell’UE, tra cui Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera, Germania, Francia e Danimarca. Entro i nostri confini, invece, le cose sembrano molto distanti da questa concezione. Sono veramente pochi i gruppi aziendali che stanno ragionando su una settimana spalmata su quattro giorni e non cinque.
Ci sono vari equivoci che, però, devono essere necessariamente risolti. Prima di tutto, che cosa si intende per settimana corta, dal momento che ci sono vari modelli differenti da cui prendere spunto, tra cui l’eliminazione secca della quinta giornata lavorativa, senza però andare a diminuire i vari istituti correlati, oppure la riduzione della settimana, spalmando le ore del quinto giorno sugli altri quattro.
Il secondo equivoco che è necessario prendere in considerazione è se l’intervengo legislativo possa essere utile per favorire la diffusione del modello relativo alla settimana corta. In realtà, con le regole che sono già attualmente in vigore, tale opportunità esiste già. La sperimentazione è già avviabile, a dispetto di quello che si potrebbe pensare. Certo, serve trovare un punto d’intesa con i sindacati, ma di nuove leggi non c’è effettivamente tutto questo bisogno. L’unica cosa che potrebbe fare il legislatore è dare una mano a supportare tali sperimentazioni riconoscendo degli incentivi.