Le ultime modifiche al decreto sulla spending review prevedono aumenti non solo per gli studenti fuori corso, ma anche per tutti gli iscritti.
Perché questa estensione della spending review anche alle tasse universitarie? Lo scopo è chiaro: far tornare i conti delle casse deficitarie degli Atenei italiani colpendo gli studenti, anche se si prevede un’eccezione per i meno abbienti e per gli studenti lavoratori. Un provvedimento del governo che scagionerebbe così le Università che infliggono rette ‘fuorilegge’ con ulteriori rincari.
Sorvolando sulle cause del deficit delle casse delle università italiane, che non rientrano nelle nostre competenze, le nuove tasse universitarie aumenteranno considerevolmente per gli universitari fuoricorso e potrebbero anche raddoppiare per quelli che hanno il reddito alto. Le tasse potranno aumentare fino a +25% per i fuoricorso con reddito familiare Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente) sotto i 90mila euro, fino a +50% con reddito tra 90mila e 150mila euro e fino a +100% con un reddito oltre i 150mila euro.
Per gli studenti “iscritti entro la durata normale dei rispettivi corsi di studio di primo e di secondo livello”, il testo di legge stabilisce un importo esclusivamente per gli studenti con basso reddito: dal 2013, per i prossimi tre anni accademici, per chi ha un reddito familiare Isee sotto i 40mila euro l’aumento delle tasse non potrà superare l’incremento dell’inflazione. Per le altre fasce di reddito il provvedimento non stabilisce nessun tetto a eventuali rincari, quindi le rette universitarie potrebbero aumentare anche per gli studenti in regola con gli esami.
Inoltre il decreto ha stabilito che “gli incrementi della contribuzione studentesca sono destinati in misura non inferiore al 50% del totale ad integrazione delle risorse disponibili per le borse di studio e per la parte residua ad altri interventi di sostegno al diritto allo studio”.
Quale il rischio di questo esorbitante aumento delle tasse universitarie? È lampante: una conseguente discriminazione sociale che esclude dalla formazione le fasce più deboli della società oltre che una stangata vera e propria per l’economia degli studenti e delle loro famiglie. Si pensi che già attualmente l’Italia è il terzo paese europeo con le tasse più alte e ora che ha bisogno soprattutto di giovani di elevato livello culturale, per non rimanere al palo, l’aumento delle tasse universitarie rischia di scoraggiare i talenti meno abbienti.