Quota 92 per le donne e 88 per gli uomini: ecco quanta speranza di vita degli italiani nei prossimi 30 anni. Un dato importante perché, seconda la nuova riforma delle pensioni voluta dal Governo Monti e dal ministro del lavoro e delle politiche sociali elsa fornero, ci aiuterà a capire a quale età andremo in pensione nei successivi decenni.
Lo studio, intitolato “La mortalità dei percettori di rendita in Italia”, è stato presentato presso la sede Inps di Roma dal Consiglio nazionale e dall’Ordine nazionale degli attuari.
In sostanza, sempre secondo il rapporto, si conferma un trend positivo, ossia
la longevità di chi percepisce una rendita pensionistica resterà superiore alla media generale dell’intera popolazione
Lo studio è particolareggiato e analizza l’evoluzione della speranza di vita nel periodo 1980-2009 per una differente tipologia di soggetti: si parte dai dipendenti pubblici e privati, lavoratori autonomi, medici, avvocati e lavoratori dello spettacolo e dello sport.
Il Rapporto ha provato che la speranza di vita, negli ultimi 30 anni, dei percettori di rendite si è allungata mediamente dell’1% annuo, attestandosi nel 2009 a circa 84 anni per gli uomini e a circa 88 per le donne.
Lo studio ha scelto di effettuare le previsioni su collettivi che presentassero sufficienti caratteristiche di storicità, numerosità e affidabilità dei dati osservati.
A questo proposito si sono individuati i seguenti gruppi di percettori di rendite di vecchiaia con gli Istituti di appartenenza, ossia
- dipendenti privati (INPS), periodo 1980-2009, età con intervallo 60-95;
- autonomi (INPS), periodo 1980-2009, età con intervallo 65-95 se maschi e intervallo 60-95 se femmine;
- totale (dipendenti privati e autonomi), periodo 1980-2009, età con intervallo tra 60 e 95.
I risultati delle proiezioni hanno posto in evidenza che
In particolare, per i dipendenti privati maschi si prevede che la speranza di vita aumenti nel corso del periodo 2010-2040 con incrementi intorno al 20% per le età 60-65 anni, quando i valori proiettati assoluti si mantengono costantemente al di sopra della popolazione generale, e con incrementi anche maggiori del 30% alle età più avanzate