Lo statuto dei lavori, o almeno la bozza del suo disegno di legge delega, è stato consegnato alle parti sociali dal ministro Maurizio Sacconi.
L’obiettivo della legge delega è di ridurre almeno del 50 per cento la normativa vigente, anche mediante abrogazione delle normative risalenti nel tempo. Il testo intende anche definire un nuovo regime di sanzioni, in particolare di tipo premiale, che tengano conto della natura sostanziale o formale della violazione e favoriscano la immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita.
Il documento apre la strada alla stesura di un nuovo Testo Unico della normativa in materia di lavoro, avendo come obiettivo la razionalizzazione e la semplificazione del complesso di provvedimenti e leggi che si sono stratificati in materia.
La delega si propone di identificare un nucleo di diritti universali e indisponibili per tutti i lavoratori dipendenti, compresi i lavoratori a progetto e le monocommittenze.
Le tutele non comprese tra i diritti universali potranno altresì essere affidate e rimodulate grazie alla contrattazione collettiva e potranno essere definite nelle aziende e nei territori con intese anche in deroga alle norme di legge e valorizzando il ruolo degli organismi bilaterali.
Il disegno di legge dispone l’estensione degli ammortizzatori sociali e contempla interventi di politica attiva con particolare attenzione alla valorizzazione di percorsi formativi.
In pratica con lo statuto dei lavori si intende riformare lo Statuto dei lavoratori nato nel 1970.
Anche se l’iniziativa ha incassato il parere sostanzialmente favorevole della CISL di parere contrario è la CGIL.
Infatti, per il segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni,
in merito alla proposta, avanzata dal ministro del Lavoro alle parti sociali, affinché le stesse realizzino un Avviso Comune preventivo rispetto ad una possibile iniziativa legislativa di innovazione ed integrazione della Legge 300/1970 Statuto dei Lavoratori e in generale della legislazione sul lavoro, la Cisl apprezza innanzitutto l’attenzione per l’autonomia delle parti sociali e delle loro prerogative contrattuali
La CGIL pone però un problema anche politico, ovvero secondo il segretario confederale Fammoni
Un governo di fatto senza più maggioranza presenta una proposta di cancellazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori. Perché in una situazione così difficile invece di interventi di tutela, dopo il pessimo collegato lavoro, si presenta una nuova deregolazione al ribasso dei diritti che difficilmente in questa legislatura potrà essere discussa? C’è un unico evidente motivo: tentare di far saltare il tavolo di confronto tra le parti sociali, introducendo elementi di divisione
Nel merito Fammoni osserva
Nessuna novità rispetto al Libro Verde: si propone una concezione d’impresa svincolata da obblighi sociali e di un lavoro sempre meno considerato come valore e sempre più inteso come mero fattore della produzione. Una scelta sbagliata e perdente – conclude -, come le politiche di questo governo, e che contrasteremo