Questa è una storia inventata ma forse lo è solamente fino ad un certo punto (molti di voi siamo certi si riconosceranno). Stefania è una giovanissima neo laureata senza esperienza ma con tanta voglia di imparare e soprattutto di lavorare. All’inzio del percorso di studi ha scelto una facoltà che sembrava aprire molte opportunità di lavoro: la facoltà che decise di frequentare era la tanto discussa facoltà di scienze della comunicazione.
I problemi per la nostra Stefania cominciarono subito. Infatti vivendo in una piccola città di provincia l’unica prospettiva per lei era quella di andare a studiare in un’altra città. I genitori vedendo la grinta e la volontà di questa giovane l’assecondarono e con tanti sacrifici le permisero di recarsi a Roma.
La ragazza per cercare di gravare un po’ meno sulle spalle dei genitori cercò qualche lavoretto saltuario ..”ovviamente” in nero. Continuò a studiare fino ad arrivare al giorno della laurea. E dopo? Cominciarono altri grandi problemi. Tanti annunci ma poi in pratica tante parole e poche concrete offerte di lavoro: stage non retribuiti (vab bene che Stefania non aveva esperienza ma non si può trascorrere la vita passando da uno stage ad un altro, no?), stipendi che non le avrebbero mai permesso di arrivare a fine mese, una concorrenza spietata. Alla fine Stefania scelse di tornare nella sua città di provincia e di lavorare in una piccola azienda come segretaria. Un lavoro che non necessitava della laurea ma che l’ha resa tranquilla e serena.
Cosa avreste fatto se vi foste trovati al posto della nostra amica Stefania? Avreste accettato come ha fatto lei un lavoro per il quale non occorreva la laurea o o avreste scelto strade alternative (come ad esempio quella di mollare l’Italia per andare all’estero)?
Scusatemi, ma Scienze della Comunicazione!? Cosa è?! Cosa si impara?! Niente!!!
L’ha frequentata mio fratello a Roma (vecchio ordinamento), alcuni miei amici a Pesaro e devo dire che è una laurea scandalosa: non serve a niente.
Mio fratello ha dovuto frequentare un FSE e un master per poter lavorare nel settore marketing ed i miei amici di Pesaro hanno trovato altro da fare, addirittura uno è andato a fare il ragioniere (fortuna che aveva fatto ragioneria) uno il magazziniere ed un altro il rappresentante (3 anni persi.. o forse solo goduti).
Se si frequenta un’ Università per fare presto e per divertirsi, poi non bisogna sorprendersi se non si viene considerati per quello che si è. Purtroppo questo è quello che è diventata o sta diventando gran parte dell’università, un luogo in cui invece di crescere e maturare professionalità è un prolungamento delle superiori e che serve a fare baldoria.
La critica a queste affermazioni è semplice e dipende un po’ da come uno decide di vivere la propria vita universitaria ed extra universitaria… è ovviamente un discorso generale che non vuole togliere nulla a chi fa tanti sacrifici per continuare i propri studi.
Io fossi stato al posto di Stefania avrei fatto la strada un po’ più tortuosa, avrei sacrificato qualcosina anzitutto. Poi però sarei uscito da un Paese in cui la cecità amministrativa degli imprenditori è tale da rendere un lavoratore solamente un peso piuttosto che uno strumento o il cliente solo un pollo da spennare. Sempre che le condizioni di contorno glielo avessero consentito (non tutti possono purtroppo).
Saluti