Una sentenza probabilmente destinata a far discutere quella che vede come protagonisti un uomo separato e la figlia maggiorenne che lavora regolarmente; la ragazza in questione ha un impiego come commessa part time, vive con la mamma e percepisce uno stipendio mensile di circa 60 euro. Ma la cassazione ha respinto il ricorso di Antonio R. un pensionato di Perugia stanco di versare ogni mese 150 euro per il mantenimento della figlia venticinquenne (che evidentemente pensava fosse autonoma); per la Cassazione, il lavoro svolto dalla giovane che ha un diploma di ragioniera non è adeguato al titolo di studio ed inoltre, una busta paga come quella percepita dalla venticinquenne non la rende autonoma anche se vive con la mamma.
La Cassazione rileva che:
L’obbligo di versare il contributo per i figli maggiorenni cessa solo quando il genitore provi che hanno raggiunto l’indipendenza, percependo un reddito corrispondente alla professionalità acquisita in relazione alle normali condizioni di mercato
Voi, cosa ne pensate?
Via| Leggo