Gli stipendi dei lavoratori stranieri sono più bassi rispetto a quelli dei colleghi italiani. Ad affermarlo è il rapporto sul mercato del lavoro realizzato dall’Ires-Cgil, che precisa altresì come nel nostro Paese un lavoratore su dieci sarebbe, appunto, di cittadinanza straniera. La maggiore concentrazione si troverebbe principalmente nei servizi collettivi e di cura della persona (cioè, badanti e addetti alle pulizie) e subirebbe, al parti degli italiani, gli effetti della crisi economica, con un calo del tasso di attività della componente lavorative non europea in flessione del 6,7 per cento, con disoccupazione in crescita del 5,1 per cento.
Stando al report, le cui principali considerazioni sono state anticipate dal quotidiano Italia Oggi nell’edizione del 24 ottobre 2012, “sebbene il numero degli extracomunitari presenti nei nostri confini aumenti, allo stesso modo si allarga la voragine di precarietà e discriminazioni (falsi contratti, sommerso, «gap» salariale ecc.). La forza lavoro straniera è composta nella stragrande maggioranza dei casi da dipendenti (87%) e in parte da autonomi (11,8%), mentre i collaboratori costituiscono una fetta assolutamente marginale (1,3%), sebbene nel corso del quinquennio preso in esame dal sindacato sia salita di oltre 50 punti percentuali; più di un terzo svolge una professione per la quale non occorre possedere una specifica qualifica e particolari competenze, e circa il 60% ha trovato l’opportunità di mantenersi in una microimpresa (contro il 34% degli italiani)”.
Per quanto concerne il canale privilegiato per la ricerca di un lavoro, prevale la rete informale di parenti o amici, nel 64% dei casi, contro il 31% degli italiani.
L’Italia si conferma infine come meta particolarmente attraente per gli stranieri, visto e considerato che nei cinque anni precedenti, quelli in età da lavoro sono aumentati di oltre un milione e trecentomila unità, ma la congiuntura negativa ha inciso sul numero di chi è ricorso agli ammortizzatori sociali e alle misure di sostegno al reddito, poiché il peso della cassa integrazione è passato dal 4,3% del primo semestre 2008 all’11,4% dei primi sei mesi dell’anno in corso.
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