La recente finanziaria rinvia al 31 dicembre il termine per entrata in vigore delle norme; in effetti, secondo le recenti disposizioni, dal 31 dicembre 2010 tutte le aziende italiane, private e pubbliche, dovranno valutare i rischi di stress da lavoro correlato e prendere le misure necessarie per tutelare i lavoratori.
Ricordiamo che il nostro ordinamento prevede fin dal 1942 l’obbligo di tutelare anche il benessere morale dei lavoratori.
La prevenzione dello stress e la promozione del benessere in ambito lavorativo è sicuramente un tema che implica un coinvolgimento delle parti sociali. Di questo avviso è il Dirigente della Divisione Salute e Sicurezza sul lavoro Lorenzo Fantini che, in un recente intervento, ha osservato che le parti sociali, insieme ai maggiori organismi istituzionali, dovranno adoperarsi per elaborare entro la fine dell’anno indicazioni di tipo metodologico per la valutazione e il trattamento dello stress lavorativo.
Cinzia Frascheri, responsabile nazionale Cisl per la Salute e sicurezza sul lavoro e componente del Comitato nominato dal ministero del Lavoro presso la Commissione culturale permanente, ha confermato che il documento con le indicazioni per la valutazione dello stress da lavoro correlato è ormai giunto in dirittura d’arrivo e sarà ufficialmente pubblicato prima dell’entrata in vigore dell’obbligo in modo da permettere alle aziende di adeguarsi.
Fabio Pontraldolfi, rappresentante di Confindustria, in un recente workshop ha posto in evidenza la posizione del sindacato dei datori di lavoro. In effetti, per Pontraldolfi è evidente che lo stress provocato dalla crisi economica mondiale e le ristrutturazioni conseguenti ad essa non possono ovviamente essere oggetto di intervento da parte datoriale. Lo stress su cui Confindustria pensa di intervenire è quello eventualmente interno all’azienda, quello dovuto a meccanismi e processi organizzativi inappropriati: è solo su quello che l’azienda deve e ha la responsabilità di intervenire.
Le ricerche svolte in questi anni hanno valutato la ricaduta economica sulle aziende e sulle economie nazionali. Nel 2002 l’Unione Europea di allora valutò che il costo economico dello stress legato alla attività lavorativa era di circa 20 miliardi di euro.
E’ altamente probabile che il fenomeno aumenti in futuro, a causa di alcuni cambiamenti in corso nel mondo del lavoro.
Studi in questo senso della European Agency for Safety and Health at Work hanno individuato diverse aree di variabili che rendono emergenti i rischi psicosociali.
In primo luogo l’utilizzo di nuove forme di contratti di lavoro (contratti precari) e l’incertezza e l’insicurezza del lavoro stesso, la presenza di una forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti) per mancanza di adeguato turn-over. La presenza di elevati carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del management, influisce sullo stress da lavoro, ma anche una tensione emotiva elevata dovuta a violenze e molestie sul lavoro non sono elementi da trascurare.
Così, secondo il parere del Coordinamento Tecnico Interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro risulta estremamente necessario che, per valutare e fronteggiare i fattori lavorativi di stress, le aziende analizzino la loro organizzazione secondo un percorso che prenda in esame tutte le variabili sopra indicate.