Italia, Grecia, Cipro e Portogallo. Paesi ben accomunati dall’impellente crisi finanziaria e, da oggi, anche da un record ben poco invidiabile: le popolazioni delle quattro nazioni sarebbero infatti quelle maggiormente sotto stress in ambito lavorativo. Colpa delle difficoltà a mantenere un posto di lavoro, alle formule contrattuali e alle riorganizzazioni industriali, e non solo.
A segnalare l’emersione di un fenomeno ulteriormente preoccupante è l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, che tra la fine del mese di novembre 2012 e i primi di febbraio 2013 ha compiuto un’indagine su un campione di quasi 17 mila cittadini europei, domandando loro quale fossero le impressioni sul posto di lavoro.
Ebbene, come ricordava il sito internet del Mio Job de La Repubblica, “in questi mesi, come in parte poteva essere previsto, sono stati i ciprioti e i greci a percepire in maniera più evidente i disagi e a dare le risposte più preoccupanti. Nell’isola, che appena un mese fa ha adottato un piano che prevede un prelievo forzoso dai conti correnti, quasi tutti i lavoratori (l’88 per cento) hanno detto che casi di stress sono comuni, o molto comuni, nel proprio posto di impiego”.
Ma attenzione anche alla rimanente area mediterranea, con il Portogallo che presenta una percentuale pari al 59 per cento, e l’Italia che vanta una percentuale del 55 per cento, contro una media europea del 51 per cento. Se la cavano piuttosto male anche i Paesi del Centro – Est, come la Slovenia (72 per cento), la Slovacchia (62 per cento), la Polonia (51 per cento), la Repubblica Ceca (55 per cento) e la Bulgaria (52 per cento).
Considerate le prospettive delle ultime settimane, è molto probabile che le percentuali di cui sopra possano essere ricondotte in peggioramento: vi terremo informati sulle prossime pubblicazioni da parte dell’Agenzia, sebbene – ribadiamo – non vi siano molti margini di ottimismo circa una positiva evoluzione dei dati fondamentali sopra espressi.