Molto spesso capita che un capo di abbigliamento non piaccia più, anche se questo magari è costato tanto e per averlo sono stati fatti dei sacrifici. Sarebbe bello magari scambiarlo con un altro abito dello stesso valore che piaccia di più, potendo così evitare, specie di questi tempi, di dover nuovamente mettere mani al portafoglio. Ebbene, sarà la crisi, sarà di conseguenza la vita che è sempre più cara, ma si stanno diffondendo nel nostro Paese dei negozi online, ma anche sulla terraferma, dove si acquista “senza soldi”; trattasi dei cosiddetti negozi dove vige rigorosamente il baratto, lo “swap” per restare al passo con i tempi. E non ci sono solamente negozi dove si scambiano i vestiti, di pari valore, magari a fronte solamente del pagamento di una quota associativa e/o dei costi di lavaggio dei capi, presso la “swap boutique“, ma anche libri, dvd ed accessori. E’ un business che sfrutta proprio i venti di crisi, e che può diventare un’attività molto interessante per chi vuole lavorare mettendosi in proprio; d’altronde, chi non ha a casa qualcosa di cui sbarazzarsi che si scambierebbe volentieri con qualcos’altro di pari valore?
Ad esempio, a Roma è nato “Barattiamo?“, uno swap-shop dove si portano i capi di abbigliamento, vengono “valutati”, e se accettati danno diritto ad ottenere dei “crediti” per scambiarli con altri capi di abbigliamento di pari valore; in questo modo si cedono alla “swap boutique” degli articoli che non interessano per prenderne altri che piacciono, o che magari sono della taglia giusta, senza spendere una fortuna visto che i costi, contenuti, sono legati principalmente al fatto che il negozio deve sostenere le spese per la sterilizzazione dei vestiti oggetto degli scambi. E visto che i soldi in tasca sono pochi, è lecito supporre che la moda del baratto possa diffondersi al punto da far nascere delle vere e proprie catene di “swap boutique” in franchising, magari gestite da donne e giovani in cerca di “riscatto”.
Non mancano poi veri e propri eventi basati sul baratto, i cosiddetti “swap party” dove, ad esempio, non si scambiano solamente vestiti, ma anche oggetti per la casa e di design. Ma lo swap impazza anche online: da tempo, ad esempio, su Internet c’è ZeroRelativo che, con il motto “io non ho bisogno di denaro”, offre una piattaforma online di scambio per poter barattare di tutto: dalle stampanti alle cornici passando per i libri, i jeans, cappellini ed oggetti di collezione. E allora, se proprio la crisi è “inevitabile”, perché non sfruttarla per mettersi in proprio nel baratto on line o sulla terraferma, così come accedeva prima dell’invenzione della moneta?
2 commenti su “Swap boutique: lavorare ai tempi del baratto”