Dal 1° gennaio 2013 i datori di lavoro domestico, che vogliono licenziare baby sitter, colf e badanti alle loro dipendenze con contratto a tempo indeterminato, hanno l’obbligo di versare all’Inps un contributo di licenziamento a titolo di finanziamento dell’Aspi, l’Assicurazione sociale per l’impiego. L’obbligo contributivo non è dovuto solo nel caso di dimissioni dei lavoratori.
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Contributo di licenziamento: licenziamenti collettivi e chiarimenti vari
In caso di licenziamento collettivo, dal 2017 il contributo di licenziamento sarà triplo, cioè pari a tre volte l’importo del contributo di licenziamento individuale. La norma sarà applicata anche ad altre forme di cessazione del rapporto di lavoro e in tutti i casi d’interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato per causa diversa dalle dimissioni. Sono previsti anche casi di esonero.
Contributo di licenziamento: le nuove regole 2013
Cambiano le regole per i datori di lavoro in caso di licenziamento dei dipendenti. Dal 2013, infatti, hanno l’obbligo di versare un contributo all’Inps in caso di interruzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato per cause diverse dalle dimissioni. Si tratta di un contributo di licenziamento pari al 50% dell’importo Aspi per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni anche di oltre 1.500 euro.
Riforma lavoro, cosa cambia per i lavoratori del settore edile
Le novità della Riforma Lavoro che riguardano i lavoratori del settore edile definiscono nuove regole in particolare per il contributo di licenziamento in caso di chiusura cantiere, l’indennità speciale edile, anzi lo stop all’indennità in oggetto. Ma ce ne sono altre che di seguito vi indicheremo in dettaglio.