La partecipazione del lavoratore ai risultati dell’impresa e le norme civili

Il nostro ordinamento prevede la possibilità del prestatore di lavoro di poter partecipare ai risultati dell’impresa.

In effetti, il principio è riconosciuto nella nostra legge Fondamentale, in modo particolare agli articoli 46 e 47. Secondo quanto scritto il nostro ordinamento riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende al fine di conseguire una elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione.

Non solo, la nostra Costituzione, articolo 47, incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.

Favorisce, inoltre, l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

I lavoratori e la partecipazione all’impresa

Da diverso tempo si discute sul nuovo ruolo dei lavoratori nell’impresa al fine di incrementare la produttività dell’intero sistema economico.

Su questo argomento esistono diverse proposte di legge che intendono disciplinare la materia. In particolare, la proposta del deputato Volontè intende definire alcune norme in materia di partecipazione agli utili da parte dei lavoratori dipendenti delle piccole imprese.

In effetti, le piccole imprese artigiane e agricole, ovvero le realtà economicche che hanno un numero di dipendenti non superiore a dieci, sono quelle più colpite dalla crisi economica e che hanno la necessità di utilizzare, sempre di più, strumenti di questo tipo allo scopo di tutelare le proprie quote di mercato.

La partecipazione dei lavoratori, secondo la proposta di legge, è assicurata dalla forma di contratto di associazione in partecipazione.

In arrivo la doppia festa con la paga doppia?

Il prossimo 17 marzo è stato dichiarato festa nazionale per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, al contrario il 25 aprile coinciderà con la festività del lunedì dell’Angelo,ovvero con la pasquetta.

Da una parte i lavoratori stanno un giorno in più a casa e dall’altra è acceso il dibattito su come si dovrà interpretare la doppia festività ai fini retributivi.

In effetti, il governo ha deliberato che il giorno 17 marzo, solo per l’anno in corso, sarà considerato festa nazionale, articolo 7 del decreto n. 64 del 2010 convertito nella legge n. 100 del 2010.

Il governo ha così deciso di estendere per il 17 marzo 2011 le regole già in vigore che disciplinano la materia di orario festivo con il conseguente trattamento economico che dovrà essere corrisposto ai lavoratori dipendenti.

Non solo, il governo ha stabilito anche le sanzioni amministrative in caso della sua inosservanza.

Inps, precisazioni sui certificati di malattia on-line

L’Inps, attraverso la circolare n. 21 del 31 gennaio 2011, intende dare alcune precisazioni sulla trasmissione dei certificati di malattia per via telematica, anche se proprio in questo periodo  i medici continuano a lamentare disservizi e problemi di connessione con l’istituto previdenziale.

In effetti, in tutti i casi di assenza per malattia dei lavoratori di datori di lavoro privato è prevista la modalità di trasmissione telematica dei certificati di malattia, mediante accesso al Sistema di Accoglienza Centrale (SAC).

La legge n. 183/2010, più precisamente l’articolo 25, del Collegato lavoro ha stabilito che, nei casi di assenza per malattia dei lavoratori del settore privato, le modalità relative al rilascio e alla trasmissione della certificazione di malattia vengano uniformate a quelle già previste per i lavoratori del settore pubblico ai sensi dell’articolo 55-septies del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165.

Il datore di lavoro non può ridurre lo stipendio al lavoratore come azione risarcitoria

La Corte di Cassazione ha stabilito con la sentenza n. 896 del 17 gennaio 2011 che in caso di comportamento illecito del dipendente recante un danno all’azienda, l’imprenditore ha diritto sì di esigere il risarcimento del danno, ma questo non può essere effettuato riducendo lo stipendio al lavoratore perché i minimi inderogabili stabiliti dal contratto di lavoro non sono riducibili.

La Corte di Appello di Catania aveva accolto le osservazioni del datore di lavoro perché il contratto collettivo di lavoro non era vincolante poichè le parti non erano iscritti alle organizzazioni stipulanti.

Per questa ragione, i minimi previsti dalla contrattazione collettiva non potevano essere assunti necessariamente a parametri di quella retribuzione equa e sufficiente prescritta dall’articolo 36 della Costituzione.

Non poteva nemmeno essere considerata inadeguata la retribuzione percepita dal lavoratore che si distaccava per appena l’11 per cento da quella indicata dalla contrattazione. La Corte di Appello di Catania rigettava perciò la sentenza di primo grado che aveva individuato la retribuzione adeguata applicando le tariffe sindacali al 100%.

In arrivo le Linee Guida ISO 26000 sulla responsabilità sociale

Lo scorso novembre l’ISO, International Standards Organization, ha pubblicato le Linee Guida Iso 26000 sulla responsabilità sociale ed è ora disponibile presso l’Uni, l’ente normativo italiano, che ne cura la diffusione nel nostro Paese.

In un comunicato la segretaria generale della dell’ITUC-CSI, Sharan Burrow, ha voluto esprimere viva soddisfazione per l’importante conclusione che pone il lavoro e i suoi diritti al centro di ogni iniziativa utilitaristica.

Sharan Burrow è dal maggio del 2000 la seconda donna ad essere eletta presidente del Consiglio australiano dei sindacati (ACTU) ed è, al momento,  membro del Consiglio di amministrazione dell’ILO e dal 25 giugno dell’anno scorso ricopre il suolo di segretario generale dell’ITUC.

L’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha voluto esprimere soddisfazione e apprezzamento per questo importante risultato.

In effetti, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, la norma risulta conforme alle convenzioni dell’Oil.

In arrivo il referente unico per la persona disabile

Il referente unico per la persona disabile, ecco la vera novità dell’articolo 33 della legge 104/92, modificato dal recente Collegato lavoro di novembre.

Ricordiamo che i lavoratori possono chiedere ai rispettivi datori di lavoro di usufruire, in alternativa al prolungamento fino a tre anni del periodo di astensione facoltativa, di due ore di permesso giornaliero retribuito fino al compimento del terzo anno di vita del bambino.

Non solo, a condizione che la persona handicappata non sia ricoverata a tempo pieno, il lavoratore dipendente, pubblico o privato, che assiste una persona con handicap in situazione di gravità, coniuge, parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti, ha diritto a fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa anche in maniera continuativa.

Lavoro e malattia, il controllo del datore di lavoro

Le norme che disciplinano il controllo dello stato di malattia del lavoratore sono contenute in riferimenti normativi differenti.

In effetti, per il settore privato occorre fare riferimento alla legge 638/1983 e al decreto 15 luglio 1986, mentre i decreti 165/2001, insieme al decreto 18 dicembre 2009, si riferiscono al segmento pubblico.

Questi riferimenti fissano le fasce di reperibilità, tenendo conto l’indirizzo abituale o il domicilio occasionale, durante tutta la durata della malattia, comprese le domeniche ed i giorni festivi.

Il medico fiscale, che tra l’altro può essere inviato dal datore di lavoro, ha il compito di accertare la presenza in casa dell’assistito, può visitarlo e verificare che si stia curando. Può decidere, inoltre, di far riprendere il lavoro nel caso ne accerti la guarigione e le sue decisioni sono insindacabili, in questo caso il lavoratore è tenuto ad eseguirle.

L’Inail e lo stress da lavoro correlato

Il nostro Legislatore, dal mese di gennaio 2011, obbliga le imprese a rivedere il documento di valutazione del rischio e ha emesso una serie di documenti che permettono di definire i principi e le procedure per valutare le cause dello stress.

In effetti, sul posto di lavoro i carichi di tensione sono, spesso, all’ordine del giorno: turni troppo lunghi, dissidi con i colleghi e l’ansia da prestazione sono elementi che mettono a rischio il benessere del luogo di lavoro.

In base alla circolare del 18 novembre 2010 del ministero del Lavoro, le aziende saranno obbligate per legge a misurare il livello di stress dei propri dipendenti.

Il documento emesso dal ministero contiene le linee guida necessarie per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, così come previsto dal Testo unico 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro.

Lavoro extracomunitario: 100 mila assunzioni al via

 A partire dalle ore 8 di lunedì prossimo, 31 gennaio 2011, partirà nel nostro Paese la procedura grazie alla quale potranno essere regolarmente assunti quasi 100 mila lavoratori extracomunitari, per l’esattezza ben 98.080 così come previsto dal cosiddetto “Decreto Flussi” che è stato varato dal Consiglio dei Ministri, e che è stato pubblicato alla fine dello scorso anno sulla Gazzetta Ufficiale. A ricordarlo è la Coldiretti nel precisare come un’ampia quota di queste assunzioni sia destinata a favore di quei cittadini extracomunitari che saranno impegnati nelle attività legate all’edilizia, al turismo ed all’agricoltura, e che provengono da Paesi esteri come lo Sri Lanka, l’Egitto, le Filippine, l’Albania, la Tunisia, la Moldavia ed il Marocco; trattasi, nello specifico, di Paesi, per un totale di poco più di 52 mila assunzioni di lavoratori extracomunitari, che hanno sottoscritto con il nostro Paese degli specifici accordi di cooperazione in materia di flussi migratori.

Sindacato e Federmeccanica intesa sul welfare sanitario

Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici FIM e UILM insieme alla rappresentanza degli imprenditori con Federmeccanica – Assistal hanno deciso di istituire un fondo di sostegno al reddito dei lavoratori il cui reddito subisca riduzioni per periodi prolungati.

L’iniziativa si muove all’interno della cornice dell’accordo di rinnovo del contratto collettivo di lavoro siglato il 15 ottobre 2009.

L’accordo, a suo tempo stipulato, prevedeva anche entità e modalità di contribuzione.

Le parti sociali hanno, però, ora deciso di ridefinire, visto che le condizioni normative e fiscali non incentivano la forma di welfare integrativo a suo tempo ipotizzato, le finalità del fondo verso un fondo un welfare di tipo sanitario.

Fiat, al via le nuove intese

Nuova fase contrattuale tra il sindacato e Federmeccanica con l’obiettivo di mettere a punto il nuovo contratto del settore dell’auto: in effetti, dal 24 gennaio inizieranno i nuovi confronti per tentare di mettere il freno all’effetto disgregativo di Confindustria all’indomani del referendum tenuto a Mirafiori.

Di certo, questo appuntamento è il primo di una lunga serie che si pone di gestire il nuovo trend dei rapporti industriali: flessibilità e orario di lavoro saranno i temi all’ordine del giorno.

Il confronto inizierà dal pomeriggio del 24 gennaio dove la federazione che unisce le industrie meccaniche italiane vedrà i rappresentanti di Fim, Uil, Fismic e Ugl: le organizzazioni che hanno firmato l’ultimo contratto dei metalmeccanici.

Nel contempo, nella sua  sede provinciale, la Fiom di Cgil presenterà lo sciopero di venerdì prossimo contro gli accordi della casa torinese.

Il datore di lavoro e il reato di estorsione

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 1284 del 19 gennaio 2011, è intervenuta a proposito della condotta dubbia di un datore di lavoro che, approfittando dell’attuale situazione di mercato, ha richiesto prestazioni lavorative non adeguatamente coperte da un punto di vista contrattuale e legislativo.

In effetti, secondo la Suprema corte integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato di lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell’offerta sulla domanda, costringa i lavoratori, con la minaccia di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate, e più in generale condizioni di lavoro contrarie alle leggi ed ai contratti collettivi.

Il mobbing e la corte di Cassazione

La Suprema corte con la sentenza dello scorso 21 dicembre 2010 n. 44803 ha voluto dare ulteriori indicazioni sul mobbing nei luoghi di lavoro visto che, ad oggi, non esiste ancora nessuna legge in materia che inquadri il fenomeno.

La Corte di Cassazione ha deciso che le vessazioni subite sul luogo di lavoro poste in essere attraverso atti moralmente violenti e psicologicamente minacciosi non sono da considerarsi mobbing (articolo 612-bis codice penale), ma sono da far rientrare nella sfera del reato di violenza privata.

Nel caso oggetto della decisione, un capo officina è stato denunciato da un operaio con qualifica di meccanico per maltrattamento.

Il tribunale di primo grado, e quello di appello, avevano condannato il capo officina per maltrattamenti continuati condannandolo alla pena di otto mesi.