Nel Sud Italia solamente il 35% delle donne in età lavorativa è occupato. A mettere in evidenza questo dato allarmante è stato il segretario confederale della Cisl Liliana Ocmin, che ha proposto l’apertura di un tavolo promosso dal Ministero del Lavoro, in presenza di tutti i soggetti coinvolti, al fine di valorizzare il lavoro femminile. La situazione, tra l’altro, non è rosea neanche su scala nazionale: in Italia, infatti, solamente il 46% delle donne in età lavorativa è occupato, il che significa che ci sono ben sette milioni di donne che sono escluse dal mercato del lavoro in una fase congiunturale che è molto difficile, e che vede spesso il coniuge disoccupato, inoccupato o in cassa integrazione con tutto quel che ne consegue sul mantenimento di uno stile di vita familiare dignitoso. D’altronde i sette milioni di donne fuori dal mercato del lavoro non hanno di certo tutte scelto di occuparsi solamente della cura della casa; molte di queste, infatti, specie al Sud, risentono delle scarse opportunità occupazionali unitamente alle difficoltà legate al poter conciliare il lavoro con la famiglia.
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Lavoro Italia: un disoccupato su due è di lunga durata
Nel 2008 in Italia il tasso di attività, prendendo a riferimento la popolazione di età compresa tra i 15 ed i 64 anni, era pari al 63%, ben al di sotto della media nell’Unione Europea pari al 70,9%. A rilevarlo è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica nel Rapporto “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, da cui è altresì emerso come l’Italia in merito al tasso di attività della popolazione sia quart’ultima nell’Europa a 27 Paesi, e come la crisi abbia lasciato il segno proprio dal fronte occupazionale. Nel 2008, anno preso a riferimento dall’Istat nel suo Rapporto, nel nostro Paese solamente il 58,7% della popolazione, di età compresa nella fascia dei 15-64 anni, aveva un’occupazione; ma se entriamo più nel dettaglio l’Istituto ha constatato come nel nostro Paese ci siano delle forti “differenze di genere“. La percentuale del 58,7%, infatti, è il frutto di un tasso di occupazione del 70,3% per gli uomini appartenenti alla fascia d’età citata, e solo del 47,2% per le donne.
Donne e lavoro: “Pari o dispare”, Authority contro le discriminazioni
Nel nostro Paese lavora meno di una donna su due, spesso non per scelta, ma perché in Italia, anche nel terzo millennio, si registrano discriminazioni, differenze e disparità di trattamento nell’ambito lavorativo. In particolare, escludendo Malta, l’Italia è fanalino di coda nell’Europa a 27 Paesi in quanto a tasso di occupazione “in rosa”. Solo il 47% delle donne è infatti occupata, il che significa, come dichiarato dall’economista Fiorella Kostoris, che siamo ben lontani da quel tasso di occupazione del 60% fissato proprio per quest’anno dall’Agenda di Lisbona. Di conseguenza, nel nostro Paese in materia di tutela delle donne e di monitoraggio contro la discriminazione e le disparità, è nato “Pari o dispare”, una sorta di “Antitrust” delle Pari Opportunità il cui Presidente è proprio l’economista Fiorella Kostoris, e che vuole porsi come un organismo indipendente con l’obiettivo di andare a colmare in Italia un vuoto visto che non c’è a livello pubblico un’agenzia di questo tipo.
Provincia di Bolzano: sette lavoratori su dieci occupati nel terziario
In Provincia di Bolzano quasi sette lavoratori su dieci, per l’esattezza il 67,9%, sono occupati nel settore del terziario; è questo uno dei dati resi noti dall’Astat, Istituto provinciale di statistica nel bollettino numero 46 del 23.12.2009 relativamente all’andamento dell’occupazione nel 3° trimestre 2009. I dati rilasciati dall’Astat, in particolare sul livello di disoccupazione, fanno invidia non solo alle Regioni del Sud, ma all’intero dato sui senza lavoro in Italia. L’Istituto provinciale, infatti, ha rilevato che anche nel terzo trimestre di quest’anno il tasso di disoccupazione è rimasto basso; per tasso di disoccupazione deve intendersi il rapporto tra quelle persone che cercano lavoro ed il totale delle forze lavorative. Ebbene, nel terzo quarto di quest’anno il valore medio si è attestato al 2,4%, con una percentuale di disoccupazione sopra la media per le donne, con un 3%, e sotto la media per gli uomini con il 2%.
Imprese femminili: le donne puntano sul turismo e sulla logistica
Il 2009 sta per finire, ma possiamo di sicuro già affermare che dal fronte del mercato del lavoro è stato per l’Italia uno degli anni più difficili degli ultimi decenni. C’è stata infatti un’esplosione, peraltro ampiamente attesa a causa dellla crisi finanziaria ed economica, della cassa integrazione, c’è stata la conseguente diminuzione del numero di occupati, ed è ulteriormente aumentato il tasso di disoccupazione giovanile nel Mezzogiorno. Ma nell’ambito di questo scenario cupo, con prospettive ancora poco rosee almeno da qui ai prossimi sei mesi, ci sono comunque elementi e dati interessanti per quanto riguarda nel nostro Paese la dinamica e lo sviluppo del tessuto imprenditoriale.
Malattie sul lavoro: aumentano i rischi col capo angosciante ed autoritario
Come reagiscono i lavoratori dipendenti di fronte ad un capo che oltre che autoritario, è anche angosciante? Ebbene, occorre fare una netta distinzione tra lavoratrici donne e lavoratori uomini; a rivelarlo è uno studio a cura di un’università medica svedese nella città di Solna, il Karolinska Institutet, da cui è in particolare emerso come le donne nei confronti di un capo autoritario ed angosciante reagiscano meglio allo stress rispetto ai colleghi uomini; su questi ultimi, invece, in accordo con quanto riporta il canale “Salute” di Yahoo Italia, le vessazioni del capo posso mettere a rischio la salute con il possibile insorgere di problemi cardiaci.
Italia 2020: albi ed elenchi per babysitter e badanti
Così come per gli ingegneri, architetti, avvocati, dottori commercialisti e revisori contabili, anche per le badanti e le babysitter, molto presto, sarà obbligatoria l’iscrizione ad appositi albi ed elenchi. Questa novità, finalizzata a contrastare il fenomeno delle collaborazioni come badante e babysitter senza alcuna regolamentazione, spesso in nero, e spesso senza alcuna verifica di requisiti professionali e attitudinali, è stata presentata congiuntamente, martedì scorso, da Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, e da Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità. A gestire l’albo delle badanti e delle babysitter sarà in particolare l’Amministrazione comunale, la quale, quindi, sarà in sostanza, ed in tutto e per tutto, garante delle referenze e dei requisiti di chi punta a svolgere una delle due attività.
Provincia di Milano: Donne, borse lavoro nella ricerca scientifica
Si è tenuto nella giornata di ieri, lunedì 23 novembre 2009, un importante seminario nel corso del quale, tra l’altro, si è provveduto a presentare a Milano “Donne al lavoro in Ricerca scientifica e Sviluppo tecnologico“, un progetto finalizzato, attraverso l’emissione di un Bando, ad assegnare ben dodici borse di lavoro ad altrettante donne impegnate nei settori della ricerca, ed in particolare nel campo delle biotecnologie, dell’energia e dell’Information and Communication Technology (ICT). “Donne al lavoro in Ricerca scientifica e Sviluppo tecnologico” è un progetto realizzato dalla Provincia di Milano, ed in particolare dall’Assessorato alle attività economiche, formazione e lavoro, e dall’Assessorato alle pari opportunità insieme all’Afol Milano. Ogni borsa lavoro che verrà assegnata ha un valore pari a ben diecimila euro, e garantirà il giusto supporto economico alle ricercatrici per il loro inserimento professionale nelle università e nelle imprese.
Lavoro autonomo: donne più coraggiose ai tempi della crisi
Nel periodo tra giugno 2008 e giugno 2009, in Italia il numero di imprese, tra nascite e chiusure, è rimasto sostanzialmente stabile, ma se si considera solamente l‘impresa con titolare donna o con forte presenza femminile le cose cambiano. Nel periodo preso in considerazione, infatti, le imprese in rosa sono cresciute dell’1,4% a conferma di come le donne ai tempi della crisi mostrino più coraggio e più vocazione imprenditoriale. Il dato, in particolare, emerge da un rapporto di Unioncamere che, tra l’altro, sottolinea come a fronte di una diminuzione delle imprese in rosa nell’agricoltura corrisponda una forte espansione di imprese femminili nel settore dei servizi: dalle attività professionali ai servizi immobiliari e passando per il settore informatico. Anche l’imprenditoria femminile immigrata, con un contributo del 15% sul saldo netto totale, contribuisce al risultato generale, mentre a livello territoriale le regioni dove c’è una maggiore concentrazione di imprenditrici sono la Lombardia ed a ruota la Toscana ed il Lazio.
Donne manager? Troppo poche
Ed eccoci di nuovo a parlare di donne e lavoro. Sì, perchè secondo Federmanager e Manageritalia le donne manager nel settore privato in Italia sebbene siano aumentate nel corso degli ultimi anni, sono ancora troppo poche rispetto ai loro colleghi uomini. Sarebbero solamente 13 mila su un totale di 125 mila dirigenti.
I settori con maggiori difficoltà sono quelli dell’industria, soprattutto se si parla di piccola e media impresa; anche la retribuzione, rispetto ai colleghi uomini risulta essere più bassa. Certo, si parla comunque sia sempre di cifre piuttosto elevate: 108 mila euro lordi per le donne e 120 mila per gli uomini.
Professione casalingo: un vero e proprio esercito
Se è vero che esistono alcune professioni tipicamente femminili è altrettanto corretto affermare che si sta assistendo ad un progressivo aumento di uomini che si dedica a lavori orginariamente svolti da donne. Di cosa stiamo parlando? Della professione di casalingo: l’uomo che per scelta o per dovere si prende cura della casa. Secondo i dati dell’Istat nel 2008 in Italia, su un totale di oltre 8 milioni di casalinghe/i, gli uomini sono 49mila. Sempre nel 2008 l’Inail ha assicurato 24.259 uomini; il dato si riferisce alla fascia di uomini di età 18-65 anni e che svolgono lavoro gratuito e non occasionale finalizzato alle cure familiari e domestiche. E’ proprio il caso di dire che in tempi di recessione e crisi i maschi sembrano davvero adeguarsi.
Uomini vs donne: i primi guadagnano di più
Parliamo di nuovo di uomo e donna in ambito lavorativo. Dai risultati di uno studio Ocse sull’istruzione è emerso che un uomo in Italia con una laurea può aspettarsi rispetto a un diplomato un vantaggio salariale durante la carriera superiore a 322 mila dollari, mentre per una donna il beneficio si ferma a 136 mila dollari. Il valore netto della laurea al netto di tutte le tasse è di 173mila dollari per l’uomo e di soli 25mila per la donna.
Uomini vs Donne: i primi sono quelli che hanno perso più posti di lavoro
In diverse occasioni vi abbiamo descritto la situazione che si trovano a vivere molte donne che ad esempio dopo la maternità spesso sono costrette ad abbandonare il posto di lavoro.
Vogliamo rendervi però partecipi di quanto emerso dai risultati dei dati riguardanti la Cassa Integrazione.
Si tratta di una ricerca compiuta dall’Inps e voluta dal Ministero del Lavoro e relativa al periodo gennaio-maggio. Dai dati è emerso che la cassa integrazione ordinaria ha riguardato per il 79,4% uomini e per il 20,6% donne mentre quella straordinaria il 65,8% degli uomini e il 34,2% delle donne.
Per entrare (o rientrare) nel mercato del lavoro si ricorre al chirurgo plastico
Può sembrare assurdo soprattutto perchè il periodo della crisi non è ancora finito eppure sembra che oltreoceano per entrare o rientrare nel mercato del lavoro si ricorra con facilità al bisturi. Proprio così: in una società in cui l’apparenza conta (anche troppo) le donne che hanno dedicato ad esempio gran parte della vita alla casa e ai figli si vedono quasi costrette a recarsi dal chirurgo estetico per eliminare le rughe ed essere di nuovo competitive nel mercato del lavoro.
Alessandro Gennai, chirurgo plastico di Bologna socio dell’Eafps, European academy of plastic surgery dice
Mi è capitato di avere richieste per un ringiovanimento al volto per questioni direttamente legate al lavoro. Più spesso mi è successo di fare dei “ritocchini” per togliere qualche anno a donne che, dopo essere state a casa per anni a fare le madri, hanno deciso di riprendere a lavorare. Di solito è una scelta che si fa soprattutto per sentirsi meglio con se stessi: in questo modo si acquista sicurezza, un fattore molto positivo anche nelle situazioni lavorative