Offerte di lavoro Telecom Italia – luglio 2012

 Per l’ampliamento di una propria filiale in Veneto, Telecom Italia sta cercando nuove figure professionali da inserire in qualità di agenti, automuniti, per la vendita di prodotti e di servizi nel settore delle telecomunicazioni, con portafoglio servizi che spazierà da quelli per la telefonia fissa a quelli per la telefonia mobile, oltre a comprendere tutto ciò che Telecom offre nel maxi ambito dell’information communication technology.

Curriculum vitae perfetto: come i selezionatori scelgono i migliori

 Stando alle ultime conferme disciplinari in materia, per valutare un curriculum vitae il selezionatore impiega pochi minuti. Un arco temporale che oscilla mediamente tra i 5 e i 10 minuti, che fino ad oggi erano stati considerati quali necessari per poter garantire al datore di lavoro o al responsabile delle risorse umane una opportuna ponderazione delle capacità del candidato, documentate in tale curricuvlum vitae. Eppure, le ultime ricerche sembrano invertire tale tendenza.

Offerte di lavoro Elica – luglio 2012

 Elica Spa, uno dei leader mondiali nella produzione di cappe, sta cercando di incrementare la propria gamma di risorse umane attraverso l’assunzione mirata di figure specialistiche che possano supportare i propri processi di crescita e di sviluppo. Cerchiamo quindi di comprendere quali siano le principali posizioni aperte, e in che modo sia possibile presentare la propria candidatura per ricoprire un posto all’interno della società in questione.

Lavoro giovani, meglio il diploma tecnico professionale del liceo

 Se un giovane diplomato intende entrare a lavorare subito dopo il diploma, ha più opportunità con la titolarità di un titolo di studio tecnico e professionale, rispetto al suo “collega” liceale. In altri termini, le opportunità occupazionali sarebbero maggiori per chi sceglie un titolo di studio più pragmatico e meno preparatorio agli studi universitari, laddove invece sembra perdersi il differenziale di favore dei primi.

Contratti di lavoro più cari dopo la riforma

 I contratti di lavoro post-riforma saranno più cari. Per verificarlo, è sufficiente guardare le innovazioni normative predisposte dall’esecutivo Monti, e comprendere in che modo vari l’incidenza sul costo del lavoro. Incrementi delle contribuzioni ed estensioni onerose, rischiano di rendere sempre meno conveniente l’assunzione di un giovane, nonostante le intenzioni dei membri del governo.

Novità studi di settore in arrivo

 I professionisti di mezza Italia sono in subbuglio: gli studi di settore stanno per conoscere nuove e importanti novità, e a preannunciarle è il numero 1 dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, che ne illustra alcune delle principali innovazioni, precisando tuttavia che prima di licenziare le novità, saranno sentiti in maniera approfondita i vari enti rappresentativi delle singole professioni.

Licenziamenti senza giusta causa nella riforma del lavoro

 Vediamo oggi come cambia la flessibilità in uscita con la nuova riforma del lavoro voluta dal ministro del welfare Elsa Fornero. Cominciamo questo nostro viaggio dai licenziamenti privi di giusta causa o di giustificato motivo soggettivo, inquadrati dalla revisione del mercato del lavoro come “licenziamenti soggettivi o disciplinari”. Cerchiamo di capire come funzionava oggi la disciplina dei licenziamenti individuali senza giusta causa, e cosa cambia con la riforma, per le imprese con più di 15 dipendenti  e meno di 15 dipendenti.

Partiamo le imprese di maggiori dimensioni, per le quali è possibile riscontrare le maggiori variazioni rispetto alla normativa vigente. Per tali imprese (con più di 15 dipendenti), infatti, fino ad oggi era prevista la reintegrazione in servizio (o indennità sostitutiva, a scelta del lavoratore) e conseguente risarcimento del danno.

Quando le indennità risarcitorie lavorative sono tassabili

 L’argomento è abbastanza spinoso perché diventa importante capire quando le indennità di tipo risarcitorie imposte al datore di lavoro dal giudice sono o meno tassate.

Per prima cosa occorre ricordare che in questo caso sono intervenute diverse decisioni della Corte di Cassazione che, a più riprese, hanno osservato e ribadito che le indennità dovute dal datore di lavoro a favore del lavoratore suo dipendente in ambito del licenziamento ingiustificato o di recesso per giusta causa, è assoggettata a tassazione.

Come regolarizzare la falsa partita IVA

 Poche ore fa abbiamo visto in che modo il governo intenda scovare le false partite IVA mediante lo strumento delle presunzioni legali: al rispetto dei due dei tre requisiti precedentemente indicati, infatti, scatterà la presunzione legale in grado di trasformare la partita IVA in co.co.pro con partita IVA (e conseguente applicazione della disciplina delle co.co.pro.) o, in alternativa e in caso di assenza di un progetto, o nel caso in cui l’attività sia svolta con modalità tipiche del lavoro dipendente, in un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Ad ogni modo, alla stringente normativa di cui sopra, che mira a scovare gli aggiramenti fiscali da parte del datore di lavoro, il governo ha posto qualche gradito rimedio e qualche importante esclusione. Cerchiamo pertanto di capire in che modo il committente può evitare gli effetti della presunzione.

Come scovare le false partite IVA

 Come noto, con gli ultimi provvedimenti in materia di lavoro, il governo ha lanciato sul mercato italiano il concetto di “presunzione” di falsità della partita IVA e, di conseguenza, l’assimilazione a co.co.co. del lavoratore celato attraverso l’attribuzione di una posizione IVA.

La presunzione scatta quando le prestazioni lavorative rese dalla persona titolare di posizione fiscale ai fini IVA prevedano il rispetto di almeno due dei tre requisiti principali stabiliti dalla norma. Se i requisiti sono rispettati, e salvo che sia fornita prova contraria da parte del committente, le prestazioni fornite dalla partita IVA saranno in tutto e per tutto ricondotte all’interno di un rapporto co.co.co. per presunzione legale, con conseguente presenza di un “progetto” al fine di sancirne la legittimità.

Quanto costa assumere un apprendista?

 Quanto costa assumere un apprendista, in seguito all’introduzione della riforma del mercato del lavoro? Sicuramente la risposta non potrà che orientarsi verso un aggravio per le tasche delle imprese che optino verso questa forma di lavoro. In altri termini, assumere un apprendista costerà alle aziende di più rispetto a prima, visto e considerato che per un contratto di tre anni, senza conferma al termine del rapporto, si parla di un aggravio del 4%, oltre alla “tassa” di licenziamento dovuta in caso di risoluzione del rapporto al termine del periodo di apprendistato.

Una delle determinanti della maggiore onerosità dei contratti di apprendistato per le imprese risiede nella riforma degli ammortizzatori, che sarà finanziata con applicazione di un’aliquota contributiva dell’1,31 per cento, in sostituzione delle attuali aliquote. L’aliquota aggiuntiva, prevista a carico dei soli rapporti di lavoro a tempo determinato, è pari all’1,4 per cento della retribuzione imponibile. Non si applica ai lavoratori assunti a termine in sostituzione dei lavoratori assenti, e a quelli assunti a termine per lo svolgimento delle attività stagionali, oltre a quelli sui periodi contributivi fino al 31 dicembre 2013, relativi alle attività definite negli avvisi comuni e dai contratti collettivi nazionali. Esenti anche gli apprendisti e i lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazione.

I progetti finanziati dall’Inail in arrivo il 6 luglio

 Per il prossimo sei luglio saranno resi noti i progetti che otterranno i finanziamenti Inail per tutelare la sicurezza sul lavoro con i relativi infortuni. Si è conclusa, così, la procedura telematica che ha visto il coinvolgimento di oltre 20mila imprese al fine di ottenere i 205 milioni di euro messi in palio dall’Inail.

L’Inail ha destinato questi fondi su progetti che mirano a tutelare e migliorare le condizioni di salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro rispettano, lo ricordiamo, la priorità cronologica di arrivo delle imprese.

Lavori specialistici, Italia agli ultimi posti nell’Ue

 Il mercato italiano del lavoro non gode di grande salute, con un tasso di disoccupazione pericolosamente in rialzo verso la doppia cifra. Va tuttavia ancora peggio per quanto concerne i lavori ad alta specializzazione, che vedono l’Italia agli ultimi posti dell’Unione Europea. La colpa è dei dati rilevati dal rapporto Isfol, presentato alla Camera dei Deputati, secondo cui dal 2007 al 2011 l’occupazione dei professionisti con high skill sarebbe diminuita di 2 punti percentuali, contro la crescita di 4,3 punti percentuali nel mercato tedesco e in altri mercati internazionali.

Il rapporto Isfol, l’Istituto europeo per la formazione e lo sviluppo dei lavoratori, dichiara che l’Italia – anziché cercare il rilancio delle competenze per recuperare competitività – sta investendo sempre meno nei lavori di alta specializzazione, e preferisce invece insistere su quel segmento del lavoro in cui non sono richieste quelle competenze che invece fanno la differenza e la ricchezza di una nazione.