Incontro sulla precarietà nella pubblica amministrazione

 Lo scorso 15 marzo le organizzazioni sindacali si sono incontrati con l’Aran per affrontare il delicato tema del lavoro a tempo determinato e della precarietà nel settore pubblico.

A questo proposito la CGIL ha ribadito la sua posizione in merito alla bozza presentata dalla stessa Aran, lo ha reso nota una comunicazione del segretario Confederale della CGIL, Nicola Nicolosi, il Segretario Generale della FP CGIL, Rossana dettori e il Segretario Generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo.

Per la CGIL occorre inserire i precari nella contrattazione sindacale

 L’idea di fondo è quella di proporre una diverso modello di contrattazione che riesca ad includere le figure professionali che sono, per lo più, presenti al margine dei diritti del lavoro. Infatti, se in questi anni si sono modificati i modelli di riferimenti, allora occorre diversificare le risposte per impedire la creazione di sacche di lavoratori fuori tutela.

Il maggiore sindacato italiano presenta così la sua nuova guida ‘In-flessibili’, ovvero includere atipici e precari nella contrattazione.

I permessi lavorativi per le consultazioni elettorali

 La prossima settimana si terranno le consultazioni elettorali politiche insieme a quelle regionali – Molise, Lombardia e Lazio – e in vista di questa importante scadenza si rende necessario chiarire che cosa prevede la legge in materia.

Infatti, a questo proposito si ricorda che i lavoratori chiamati ad adempiere alle funzioni presso i seggi elettorali avranno diritto ad assentarsi dal lavoro utilizzando permessi retribuiti per tutto il periodo corrispondente alla durata delle operazioni elettorali ed i relativi giorni di assenza dal lavoro, compresi nel periodo suddetto, saranno pertanto considerati a tutti gli effetti giorni di attività lavorativa.

Precari nella Funzione Pubblica, in arrivo la proroga

 Anche se qualcuno stenta a crederci, il ministero della Funzione pubblica sta lavorando ad una proroga in grado di superare le scadenze immediate dei contratti precari nella Pa con una norma che verrà inserita nella legge di stabilità.

In realtà, non stiamo parlando di tutti i contratti, ma per la maggior parte di quelli che so concludono a fine anno attraverso una soluzione “tampone” che prevederebbe una proroga fino al 31 luglio del 2013.

Il Ministero dell’Istruzione ha definito il contingente per l’anno scolastico 2012/13

 Al momento i due decreti del MAE sono stati trasmessi alla Corte dei Conti per la necessaria registrazione, ad ogni modo, con questi decreti risultano definiti, per l’anno scolastico 2012/13, il contingente del personale scolastico a tempo indeterminato – ossia ATA, docente e dirigenziale -assegnato alle iniziative ed istituzioni scolastiche italiane all’estero ed alle istituzioni scolastiche ed universitarie estere.

Ecco l’identikit del precario

 La CGIA di Mestre ha voluto, in occasione della giornata nazionale contro la precarietà, fare una fotografia del lavoratore precario e il risultato non è per nulla incoraggiante. In effetti, secondo lo studio della CGIA locale lo stipendio è, in media, di 836 euro al mese, solo il 15% ha una laurea, la Pubblica amministrazione è il suo principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavora nel Mezzogiorno (35,18% del totale).

La platea dei lavoratori atipici è costituito da dipendenti a temine involontari, da dipendenti part time involontari, da collaboratori che presentano contemporaneamente 3 vincoli di subordinazione –  monocommittenza, utilizzo dei mezzi dell’azienda e imposizione dell’orario di lavoro – e da liberi professionisti e lavoratori in proprio (le cosiddette Partite Iva) che presentano in contemporanea i 3 vincoli di subordinazione.

Il mito del posto fisso, la situazione in Europa

Il problema del precariato non è solo italiano ma è diventata una piaga europea per via dei Paesi coinvolti e dalle cifre in gioco. In effetti, i lavoratori precari, a tempo determinato sono passati da 63 a 124 nell’arco di soli 7 anni, dal 2003 al 2010, cifre sicuramente impressionanti, e non va meglio la disoccupazione che nello stesso periodo è salita a 16,5 milioni di persone.

Gli Uffici europei classificano i lavoratori precari tenendo conto delle tre differenti tipologie, ossia a tempo determinato, part time e lavoro parasubordinato e l’Italia si rispecchia perfettamente nella media europea.

Il lavoro per i giovani? Non c’è e la pensa così anche Draghi

Non ci vuole molto a capire che per noi giovani la situazione da un punto di vista lavorativo non è di certo rosea: pochissimi contratti di lavoro, infiniti stage e noi verremo ricordati per essere la “generazione dei precari“.

Giovani e meno giovani che a fatica riescono ad arrivare a fine mese e che passano ore ed ore a spulciare tra le offerte di lavoro nella speranza di poter trovare un’occupazione decente, possibilmente non sottopagata ed in regola. Giovani che insomma sognano! Sì perchè dati i giovani senza lavoro sono uno su tre!

Giovani: il futuro è sempre più nero

 

Se ne parla spesso ma evidentemente non abbastanza. Di cosa? Dei giovani e del futuro lavorativo e pensionistico. Nel corso del “Rapporto sullo Stato sociale 2011 – Questione giovanile, crisi e welfare state” presentato alla Sapienza di Roma e curato da Felice Roberto Pizzuti con il dipartimento di Economia e diritto dell’università e il Criss, sono emersi dati e previsioni piuttosto preoccupanti; i giovani di età compresa tra i 25 e i 30 anni si trovano in una condizione completamente diversa rispetto a quella in cui si erano trovati i loro padri negli anni ’50 e ’60 (che a differenza di questi che stiamo vivendo erano anni d’oro).

Flexsecurity, un contratto indeterminato con le garanzie da precario

Forse questa è l’unica soluzione per uscire da una situazione di costante precarietà, o almeno è questo il suggerimento di Pietro Ichino, parlamentare e giurista, che ha proposto la sua ricetta: un nuovo contratto che cerca di coniugare due aspetti che fino a ieri erano inconciliabili, ovvero flessibilità e sicurezza.

L’idea è semplice: sostituire i contratti precari con un unico contratto a tempo determinato ma con meno garanzie in termini occupazionali: le aziende disporrebbero di maggiore scelta in fatto di licenziamento contro maggiori tutele per il lavoratore in termini previdenziali.

Interinali e il mercato del lavoro

 Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale per il lavoro interinale, nel mese di febbraio del 2011 è aumentato il ricorso ai lavoratori interinali; in effetti, il monte retributivo è salito del 26.1% rispetto allo stesso mese del 2010.

I dati sono abbastanza confortanti anche se non sono per nulla comparabili con la prima metà del 2008, periodo dove si è registrato il più alto livello. Leggendo i dati si scopre che il numero medio mensile di occupati interinali  pone in evidenza un aumento del 15% circa rispetto a febbraio 2010: i lavoratori occupati nel mese di febbraio sono 265 mila, contro i 230 mila di febbraio 2010 con un recupero del 27,2% rispetto ai dati del 2008.

Il trend si dimostra positivo anche se siamo ancora ben lontani dalle cifre presenti nel 2008 e ciò dimostra una variazione congiunturale rispetto a febbraio positiva pari allo 0,8%, contro l’1,3% di febbraio 2010, l’anno prima.

Lavoro e crisi: quando un imprenditore guadagna meno di un precario

 Nel nostro Paese non ci sono solamente i lavoratori dipendenti e quelli parasubordinati appartenenti alla “generazione 1000 euro”, ma ci sono anche parecchie decine di migliaia di piccoli imprenditori che guadagnano meno di un precario. A rilevarlo è stata la Camera di Commercio di Monza e Brianza in base ad un Rapporto del proprio Ufficio Studi prendendo a riferimento i dati del Registro delle Imprese. Ma quanti sono in Italia gli imprenditori che guadagnano meno di un precario? Ebbene, la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha rilevato che questi sono il 2% del totale, corrispondenti a 128 mila imprenditori che hanno un giro d’affari medio pari ad appena mille euro circa. E se a Monza e Brianza gli imprenditori “a 1.000 euro” sono 1.250, a livello regionale la Lombardia svetta in Italia con 17.770 imprese con un giro d’affari confrontabile con il reddito annuo di un lavoro precario; ma ce ne sono tante imprese di questo tipo, ben 17.255, nella Regione Lazio, mentre con 12.426 la Campania si attesta sul gradino più basso del podio.

Scuola: forse precari a vita

La scuola in alcune regioni italiane è iniziata ieri e non sono di certo mancate polemiche; polemiche, lamentele da parte di quei tanti precari che forse non riusciranno mai ad entrare di ruolo nel mondo della scuola.

Lo stesso Ministro Gelmini come abbiamo ricordato qualche giorno fa ha ribadito la difficoltà di assorbire tutti ma che forse, nei prossimi 6-7 anni grazie ai pensionamenti forse gli attuali 220mila precari saranno assorbiti dal sistema d’istruzione.

Previsioni ottimistiche? Forse sì. Giancarlo Montemarani, ha 68 anni e come si legge in un articolo contenuto all’interno del corriere.it non è entrato nel guinness dei primati perchè una classifica specifica, almeno per il momento, non c’è.

Insegnante di francese in una scuola media di Macerata, ha passato tutta la vita senza poter diventare di ruolo finché nel 2007 l’hanno spedito in pensione