Chi ha detto che, quando nasce un figlio, debba essere per forza la madre a lasciare il lavoro? Anche i papà hanno diritto a contribuire nella crescita dei figli e, quindi, “cimentarsi” e districarsi tra passeggini e biberon. Con questo obiettivo, nella Regione Piemonte, è nato un importante progetto, denominato “Insieme a papà“, grazie al quale le mamme possono rientrare al lavoro, mentre i papà possono occuparsi ed avere più tempo per la crescita dei propri figli piccoli. Il progetto, promosso in Piemonte dall’Assessorato alle Pari opportunità, con la collaborazione ed il sostegno sia dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps), sia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, prevede che ai papà vada un contributo aggiuntivo mensile pari a 400 euro se questi optano per il congedo parentale nel primo anno di vita dei propri figli; in questo modo, quindi, si favorisce sul territorio piemontese il ritorno delle mamme al lavoro e, soprattutto, si fa in modo che sia la mamma, sia il papà, possano costruire con i propri figli un rapporto speciale sin dalla tenera età.
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Lavoro femminile: alle donne interessano i mestieri degli uomini
Un po’ a causa della crisi, un po’ per passione, in Italia le donne appaiono essere sempre di più interessate ad esercitare quei mestieri che, generalmente, sono “da uomini“. A rilevarlo è stata la Camera di Commercio di Monza e Brianza in base ad un’elaborazione effettuata prendendo a riferimento i dati aggiornati del Registro delle Imprese. Di conseguenza non deve stupire la presenza nel mercato del lavoro di un numero sempre maggiore di camioniste, idrauliche, ma anche calzolaie, elettriciste e tanti altri mestieri tradizionalmente da uomo ma sempre più “declinati” al femminile. In particolare, l’Ente camerale dall’indagine effettuata ha “contato” ben 1.800 camioniste, ma anche 2300 fabbre e 140 donne-idraulico.
Lavoro: Istat, notevoli differenze di genere
Nel nostro Paese quando si parla di lavoro, e si effettua il confronto tra uomini e donne, le differenze di genere sono ancora notevoli e particolarmente rilevanti. In Italia, infatti, considerando la fascia di popolazione tra i 15 ed i 64 anni, il 57,5% di questa è occupata; ma effettuando il confronto uomo-donna emerge come gli occupati uomini siano il 68,6%, mentre le donne sono appena il 46,4%. Questo è quanto, in particolare, emerge dall’edizione 2011 di “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo“, un Rapporto a cura dell’Istat, l‘Istituto Nazionale di Statistica. Oltre alle notevoli differenze di genere dal Rapporto dell’Istituto emergono anche dati tutt’altro che incoraggianti, a causa della crisi, proprio dal fronte occupazionale nel suo complesso. Nel 2009 il tasso di occupazione nel nostro Paese ha fatto registrare una caduta dell’1,2% con la conseguenza che si è tornati non ai livelli pre-crisi, ovverosia agli inizi del 2007, ma addirittura all’anno 2005.
Occupazione Milano: segnali di ripresa e crescita multietnica
Per il nuovo anno a Milano, dopo un 2010 ancora segnato dalla crisi, si rinsaldano le attese di una ripresa dell’economia in un contesto ancora caratterizzato da un’occupazione che stenta, e da una maggiore propensione al risparmio delle famiglie sotto la Madonnina, in virtù di una maggiore prudenza nella gestione del bilancio familiare. Questo è quanto, in estrema sintesi, emerge da un ultimissimo Rapporto della Camera di Commercio di Milano nel rilevare, inoltre, come in Città, intanto, continui il trend di crescita multietnica visto che gli stranieri sono sempre più partecipi. A Milano e Provincia, non a caso, ci sono attualmente quasi 22 mila imprese il cui titolare è straniero; in maggioranza sono piccole ditte, mentre un migliaio operano con la formula giuridica delle società di capitali.
Lavoro femminile: la giornata per le donne dura tre ore in più
Per una donna la giornata è fatta sempre di 24 ore, ma è come se fossero 27 grazie al fatto che, meglio degli uomini, riescono a gestire più attività simultaneamente. Questo è quanto, in particolare, è emerso da un’indagine che nel luglio scorso la Camera di Commercio di Milano ha condotto su un campione di oltre duecento tra addetti ed imprese milanesi. Se infatti da un lato gli uomini sfruttano il tempo per lavorare anche quando ci si sposta in treno o in auto, la donna riesce a fare tutto ciò anche quando parla al telefono, continuando a lavorare davanti al personal computer durante la conversazione; lo stesso dicasi per la donna che meglio dell’uomo riesce a ritagliarsi tempo per il lavoro anche durante un pranzo, così come è comune per il gentil sesso la tendenza a cucinare o a vestirsi mentre contemporaneamente si ascoltano le ultime notizie.
Provincia di Campobasso: corso gratuito sulle pari opportunità
Scadono il prossimo 20 settembre 2010, in Provincia di Campobasso, i termini di partecipazione ad un interessante corso di formazione gratuito che è stato promosso dal Comitato per le Pari Opportunità e dalla Consigliera di Parità dell’Amministrazione provinciale. Il corso, intitolato “La politica delle pari opportunità … per le pari opportunità nella politica“, mira in particolare a favorire una maggiore partecipazione sia degli uomini, sia delle donne nei centri decisionali non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale. Il corso di formazione gratuito, in particolare, è composto di otto moduli e durerà 40 ore, e richiede in via obbligatoria da parte del partecipante, ai fini del rilascio di un apposito attestato, la frequenza ad almeno l’80% delle lezioni previste. I posti a disposizione sono in tutto 60, 30 dei quali a Campobasso, e gli altri 30 a Termoli; le domande, in carta semplice, potranno essere presentate per la partecipazione ad una delle due sedi fermo restando che i due terzi dei posti, ovverosia 40, sono riservati alle donne, mentre i restanti 20 posti sono riservati agli uomini.
Lavoro femminile: Milano, nasce lo sportello Donne@work
Si chiama Donne@work, ed è un nuovo sportello inaugurato venerdì scorso a Milano per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro a favore delle donne nell’ambito dell’ICT. A darne notizia è stata la Camera di Commercio di Milano che ha collaborato alla nascita del nuovo sportello insieme al Comune di Milano, ed in particolare all’Assessorato alla Famiglia, alla Scuola ed alle Politiche Sociali del capoluogo lombardo, Assintel, Associazione Primadonna e Manageritalia. Donne@work è il nuovo sportello che punta ad incentivare l’occupazione femminile offrendo alle imprese professionalità e competenze informatiche che risultano essere a misura d’azienda. Secondo quanto dichiarato dal consigliere della Camera di commercio di Milano, Giorgio Rapari, al giorno d’oggi, nell’ambito delle professionalità per l’ICT, la donna sta conquistando sempre più spazi e ruoli nell’imprenditoria rispetto al passato quando il comparto sembrava, anzi era appannaggio solo dei lavoratori uomini. Ma qual è lo sviluppo e l’espansione del lavoro femminile a Milano e Provincia?
Lavoro Sardegna: quadro occupazionale in lieve miglioramento
Nella Regione Sardegna il tasso di disoccupazione continua a mantenersi su livelli molto elevati, ma segnali incoraggianti arrivano nel passaggio dall’ultimo trimestre dello scorso anno al primo trimestre del 2010. Se infatti nel periodo ottobre – dicembre 2009 il saldo occupazionale sul territorio sardo segnava un rosso di 28.040 unità, nel primo quarto del 2010 il saldo tra chi ha trovato lavoro, e chi l’ha perso, è stato invece positivo per poco più di 19 mila unità. E’ questo il dato positivo ed incoraggiante che emerge da “Congiuntura Lavoro Sardegna“, un Rapporto a cura dell’Agenzia regionale per il Lavoro pubblicato dopo il rilascio degli ultimi dati sull’occupazione a cura dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat). Come accennato, il tasso di disoccupazione, al 16,1%, in Sardegna rimane non solo molto elevato, ma anche sui massimi in rapporto allo scenario nazionale a conferma di come sul territorio la recessione internazionale e la crisi del settore produttivo abbia lasciato il segno.
Università: ecco la laurea che offre il lavoro più stabile
Informatica, ingegneria ed infermieristica. Sono questi i campi in corrispondenza dei quali nel nostro Paese i laureati possono trovare un’occupazione più stabile. Questo è quanto emerge da “Il lavoro dei laureati in tempo di crisi“, una ricerca che Unioncamere Lombardia e la Camera di Commercio di Milano hanno promosso e presentato mercoledì scorso dopo essersi avvalsi della collaborazione, ai fini della realizzazione della ricerca, della Provincia di Milano e di Formaper, l’Azienda Speciale dell’Ente camerale. La crisi in Italia picchia duro anche su chi ha un titolo di studio importante da spendere come la laurea; per i laureati, infatti, il tasso di disoccupazione è balzato dal 7% all’11% con una media di un laureato su cinque che, dopo un anno dalla conclusione degli studi universitari, non è ancora riuscito a trovare lavoro. E se per i laureati in informatica, ingegneria ed infermieristica ci sono più sbocchi e più opportunità di trovare un lavoro stabile, sul versante opposto non se la passano molto bene i laureati in giurisprudenza ed in veterinaria.
Lavoro domestico: quello di una donna vale oltre 200 mila euro
Se il lavoro domestico di una donna in Italia fosse retribuito, allora a “fine carriera” una casalinga nel nostro Paese si ritroverebbe in media con la bellezza di oltre 200 mila euro. A stimarlo è stata la Camera di Commercio di Monza e Brianza in base ai dati di Eurostat, quelli dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e quelli di Digicamere. In particolare, a fronte di una media di oltre 200 mila euro è la donna della Regione Campania che, nello svolgere il lavoro domestico, guadagnerebbe a “fine carriera” quasi 300 mila euro! Rispetto al Vecchio Continente la donna italiana si occupa così decisamente di più del lavoro domestico, ed impegna in media ben 2,5 ore al giorno in più rispetto agli uomini nel rapporto di 3,51 ore giornaliere contro una media di appena 1,1 ore per gli uomini nel caso in cui la donna sia occupata.
Trovare lavoro diventando imprenditore per necessità
Negli ultimi quindici mesi il 62% delle nuove imprese ha aperto in Italia contro la disoccupazione, ovverosia con l’obiettivo dei rispettivi titolari di diventare in tutto e per tutto degli “imprenditori per necessità“. A rilevarlo è stata la Camera di Commercio di Milano che nelle scorse settimane ha effettuato un’indagine da cui è emerso come in questi ultimi mesi le persone inoccupate o ritrovatesi disoccupate a causa della crisi hanno scommesso su loro stessi avviando quella che nella maggioranza dei casi è una micro o al massimo una piccola impresa. Nel rapporto di uno su tre, non a caso, le nuove imprese aperte vedono come titolare uno studente o un disoccupato che si è messo in proprio per trovare in tutto e per tutto un posto di lavoro. Nei prossimi dodici mesi queste nuove imprese, su un totale di 510 mila, saranno in grado di dare a loro volta lavoro ad altre 61 mila persone generando così nuova occupazione che di questi tempi è fondamentale.
Lavoro: le donne puntano sul guadagno e sulla reputazione
Per le donne, specie quando queste sono piccole imprenditrici, le prospettive di miglioramento sono molto importanti, ma non quanto interessano agli uomini, mentre l’imprenditrice in rosa rispetto all’altro sesso punta di più sia sul guadagno, sia sulla reputazione. Questo, in sintesi, è quanto emerso da “Economia, impresa e donne”, un’indagine che l’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza ha condotto prendendo a riferimento i dati del registro delle imprese, e dalla quale, quindi, è emerso come per le donne il lavoro rappresenti, innanzitutto, un’affermazione sociale. E proprio da questa voglia superiore di affermarsi della donna rispetto all’uomo ha permesso alle piccole imprese femminili negli ultimi anni di resistere meglio e di reagire alla crisi finanziaria ed economica rispetto ai colleghi uomini.
1 Maggio in cerca di occupazione per 2,2 milioni di italiani
Per 2,2 milioni di italiani la Festa dell’1 Maggio 2010 è in tono minore visto che trattasi delle persone che nel nostro Paese sono attualmente alla ricerca di un’occupazione. A rilevarlo con un ultimissimo Rapporto è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica che, tra l’altro, ha reso noto che nel nostro Paese, a marzo 2010, il tasso di disoccupazione è balzato all’8,8% con un incremento pari ad un punto percentuale rispetto al marzo del 2009, ed un incremento dello 0,2% rispetto allo scorso mese di febbraio. Decisamente più tranquilla e serena, visto che percepiscono lo stipendio, è invece la Festa del primo maggio per 22 milioni e 753 mila persone, che corrispondono, in base alle ultimissime rilevazioni dell’Istat, al numero degli occupati nel nostro Paese; nel frattempo, però, da un anno all’altro il numero degli occupati, a causa dell’impatto della crisi sull’economia reale, è sceso di ben 367 mila unità dal marzo 2009 al marzo scorso, mentre è sceso dello 0,2% rispetto al febbraio del 2010.
Lavoro Italia: tasso di occupazione sotto la media Ue
In Sicilia il 56,5% della popolazione tra i 15 ed i 64 anni è non occupata. A rilevarlo è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, in accordo con un Rapporto 2009 sulle forze di lavoro, dal quale, tra l’altro, è emerso come il tasso di occupazione su scala nazionale lo scorso anno abbia fatto registrare nei dodici mesi una caduta dell’1,2% al 57,5%, portando il divario rispetto all’Unione europea ad oltre sette punti percentuali. Nell’Ue, infatti, il tasso di occupazione lo scorso anno era al 64,5%, ma oltre alla Sicilia nel nostro Paese è al Sud dove il tasso di occupazione è più basso della media nazionale. In Calabria non si va oltre il 43,1%, mentre addirittura in Campania per poco più di quattro persone su dieci, tra i 15 ed i 64 anni, risulta che queste abbiano un’occupazione. Per trovare dati superiori alla media nazionale, e chiaramente c’era da aspettarselo, dobbiamo spostarci al Nord; in Trentino-Alto Adige il tasso di occupazione è pari al 68,5%, in base alla fotografia scattata dall’Istat per il 2009.