Il prossimo 31 dicembre Fiat compirà l’ultimo suo atto, ossia si concluderà l’esperienza dell’azienda torinese lasciando le maestranze di Termini libere da ogni impegno ma per la FIOM il ritardo fino ad ora accumulato è davvero inaccettabile.
Il tavolo negoziale tenuto presso il Ministero per lo Sviluppo Economico sul futuro dello stabilimento di Termini Imerese che il Lingotto ha deciso di chiudere a fine anno non ha portato nessuna svolta positiva: presenti all’incontro i rappresentanti della FIAT, delle istituzioni siciliane, sindacati, Invitalia e l’advisor che ha definito la ‘short list’ delle imprese interessate a rilevare tutto o parte dello stabilimento siciliano.
Per Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia, l’abbandono di Fiat dello stabilimento di Termini, in assenza della necessaria riconversione produttiva, è una tragedia sociale
Non possono essere i lavoratori a pagare il prezzo dei ritardi accumulatisi nei lunghi mesi in cui abbiamo atteso che i governi nazionale e regionale, e Fiat, portassero fuori dal tunnel Termini Imerese
Dello stesso avviso anche Maurizio Landini, Segretario Generale della FIOM CGIL,
Il ritardo è inaccettabile, la FIAT non può fare da spettatore e chiudere lo stabilimento
Secondo le indicazioni emerse dall’incontro tenuto presso il Ministero le proposte in campo per rilevare lo stabilimento di Termini Imerese potranno garantire solo 1.400 degli oltre 2mila posti di lavoro: a tre mesi dalla chiusura, l’adivisor sta istruendo 4 delle 6 offerte presentate nei mesi scorsi.
Per il segretario generale della Cisl di Palermo Mimmo Milazzo
Su Fiat servono atti concreti, subito la firma dell’accordo di programma. Apprezziamo la presa di posizione del governo regionale ma da parte di tutti è necessario un impegno mirato piuttosto a far in modo che Fiat non lasci il territorio termitano il 31 dicembre prossimo se entro quella data le nuove attività che mantengano e sviluppino il polo automobilistico non saranno state già avviate
È necessario, per prima cosa, accelerare il percorso al fine di agevolare l’insediamento delle aziende interessate anche ricorrendo ai 200 milioni di euro del fondo FAS.