Una interessante analisi condotta da Gi Group fotografa una situazione piuttosto impietosa del mondo giovanile occupazionale. Contrariamente ai genitori (forse, più “illusi”), più di 8 giovani su 10 ritengono che il merito, per fare carriera, non basti: quello che serve sono le conoscenze e la fortuna. Ancora, per un giovane su 6 emerge la volontà di avviare una propria attività autonoma e professionale, mentre per la maggior parte un impiego è solo uno strumento per portare a casa uno stipendio, piuttosto che un mezzo per ottenere della soddisfazione personale.
Secondo i risultati della ricerca “I giovani italiani e la visione disincantata del mondo del lavoro” condotta da Gi Group nell’ambito del programma Young First in collaborazione con OD&M Consulting, “instabilità generale, mancanza di punti fermi e crisi persistente sembrano aver minato lo slancio dei giovani che appaiono disincantati, pragmatici e meno rampanti rispetto al passato e ai genitori, ma più decisi a tenere duro a fronte della crisi e del crescere della disoccupazione” – come confermato dall’amministratore delegato del gruppo, Stefano Colli Lanzi.
Il numero che appare maggiormente evidente è quello relativo alle convinzioni in materia di conoscenze personali. Per 8 giorni su 10, infatti, il merito è importante come la fortuna e le conoscenze per poter trovare un lavoro. Come già anticipato, emerge altresì un generale malcontento nei confronti dei posti di lavoro, che vengono interpretati come mere strade per ottenere una remunerazione utile per “andare avanti” e costruire una famiglia.
“Tutti noi noi dobbiamo lavorare affinché questo disincanto non si trasformi in nichilismo sino a ridurre l’obiettivo del lavoro a un generico ‘portare a casa lo stipendio’” – continua Colli-Lanzi sulle pagine di miojob – “Istituzioni e operatori di settore devono intervenire perché non ci si può permettere di perdere questa generazione quando l’intero Paese ha bisogno della creatività dei giovani per uscire dalla crisi”. Secondo l’amministratore delegato del gruppo, infine, la riforma del mercato del lavoro “va rivista con le parti sociali perché si agisca con più coraggio sulle misure per i giovani, in primis per distinguere meglio le forme di flessibilità da quelle di precarietà e incentivando la flexicurity”.
Ad ogni modo, se credete invece che la meritocrazia possa sempre prevalere, qui ci sono 100 indirizzi dove inviare il vostro curriculum.