E’ di questi giorni la notizia per cui l‘Italia, scavalcando la Francia, è diventata leader mondiale nella produzione di vino. Trattasi di un’ottima notizia per il nostro made in Italy in una fase come quella attuale caratterizzata non solo da una congiuntura difficile, ma anche da numerosi e ripetuti casi di contraffazione e di pirateria agro-alimentare. Ma ci sono anche ricadute positive dal fronte occupazionale visto che, in accordo con quanto riportato nella giornata di ieri dall’organizzazione degli agricoltori della Coldiretti, nella filiera del vino ci sono opportunità di occupazione, sul territorio italiano, per ben 1,2 milioni di persone. Trattasi, nello specifico, non solo di lavoratori impegnati direttamente nelle cantine, nelle vigne e nella filiera della distribuzione commerciale, ma anche nelle attività legate all’indotto ed ai relativi servizi.
D’altronde, come sottolineato dal Presidente della Coldiretti Marini, sono ben diciotto i settori della filiera del vino dove è possibile trovare lavoro: si parte chiaramente dall’agricoltura per arrivare al settore delle bioenergie passando per l’industria di trasformazione, la ristorazione, il commercio, il vetro per le bottiglie ed i bicchieri, la lavorazione del sughero per i tappi e gli imballaggi legati ad etichette e cartoni. Ed ancora la formazione, la ricerca e la divulgazione nel settore e per il settore vitivinicolo senza dimenticare l’enoturismo, la cosmetica, l’editoria ed anche la salute ed il benessere con l’enoterapia.
Il tutto, secondo i dati forniti dal Presidente della Coldiretti Marini, a fronte di un settore che fattura come made in Italy quasi 8 miliardi di euro l’anno, 7,8 miliardi di euro per l’esattezza, dei quali oltre il 50% conseguiti all’estero a conferma di come i vini italiani, simbolo di identità, legame con il territorio, e di made in Italy nel mondo, siano dei prodotti vincenti rispetto ad un mercato globale che spesso, invece, segue la strada dell’omologazione.