Per il responsabile degli Affari economici della Commissione europea, Olli Rehn, la manovra del governo Monti è ambiziosa e tempestiva ma occorre tenere alta la guardia e cimentarsi sui prossimi impegni: dall’esigenza di bilancio occorre mettere mano sull’impalcatura sociale ed economica del Paese anche se riconosce il lavoro svolto dal nostro premier Mario Monti fino ad oggi
un passo molto importante per puntellare le finanze pubbliche e sostenere la crescita economica
Per Olli Rehn è necessario guardare oltre perché l’Italia soffre di un basso potenziale di crescita e perché solo sostenendo lo sviluppo è possibile raggiungere l’obiettivo della finanza pubblica, ovvero il pareggio del bilancio rispettando l’impegno che si è preso il nostro Paese sulle indicazioni dell’Eurogruppo del 29 novembre scorso.
Il responsabile degli Affari economici è preciso e diretto
L’Italia deve fare di più
Il governo Monti intende proseguire su questa via attraverso la concertazione con le parti sociali perché la riforma del mercato del lavoro non può essere fatta solo dal governo ma non è che fino ad ora abbiamo scherzato: ricordiamo che la manovra Monti-Fornero incide dell’1,3% del Pil, tanto costa l’obiettivo di pareggio di bilancio nel 2013.
L’Unione Europea è un traguardo che costa, ma Commissione Europea intende ad ogni modo riconoscere che
le misure riguardanti il fisco, le pensioni, la riforma della Pubblica amministrazione, le liberalizzazioni e gli incentivi alle imprese, il pacchetto anti crisi salvaguarda l’equità sociale
e in ambito previdenziale
alcune misure attese da molto tempo vengono introdotte per ridurre rapidamente il costo del sistema rafforzandone l’equità e incrementando il contributo della forza lavoro, e introiti provenienti dall’aumento delle imposte sui redditi saranno parzialmente dedicati agli incentivi fiscali destinati a sostenere le imprese e l’occupazione
E intanto l’Ocse lancia un allarme sull’accresciuto divario di reddito tra ricchi e poveri con l’insicurezza economica che tocca sempre più le classi medie: la crisi economica ha reso urgente l’occuparsi di temi politici legati alla disuguaglianza, in modo particolare i giovani che non vedono alcun futuro e si sentono sempre più disconosciuti dalla società, ma che stanno pagando il prezzo più alto mentre i più ricchi sono stati risparmiati.