Vogliamo parlarvi di un nuovo slogan, di un fenomeno che è in costante e preoccupante crescita: quello degli studenti universitari che per cercare di gravare in misura minore sul bilancio familiare cercano un’occupazione part time (conciliabile con lo studio).
Fin qui nulla di male, anzi sembrerebbe che i giovani italiani non siano poi tanto “bamboccioni”. Purtroppo però “non è tutto oro quel che luccica”. Perché? Presto detto.
Anzitutto proviamo a vedere insieme quali sono i principali lavori cercati dai giovani universitari. sono soprattutto quelli che possono essere svolti nei week end o in orari serali: baby sitter, hostess, promoter, barista, cameriere. Non è difficile riuscire ad ottenere uno di questi lavori; ma non sempre ciò è sinonimo di garanzie. Ebbene sì: stiamo proprio parlando di una brutta piaga sociale, quella del lavoro in nero. Sappiamo bene cosa voglia dire lavorare in nero: significa svolgere una determinata attività privi di qualsiasi tutela assicurativa. Si violano inoltre tutte le norme fiscali e tributarie ….e si rischia addirittura di non essere pagati.
Perché i giovani accettano queste condizioni lavorative? Probabilmente perché la considerano solo un’attività temporanea e pur di non restare a casa, sono disposti quasi a tutto. Da tempo i sindacati sono impiegati nella lotta al lavoro in nero ma i vari appelli sembrano restare inascoltati.
Parlando nello specifico delle varie attività ci sarebbero molte cose da dire soprattutto per quello che concerne il lavoro di hostess/promoter. Basti pensare che la maggior parte delle agenzie che forniscono lavoro alle migliaia di giovani in tutta Italia erogano il pagamento (quando va bene) a 60/90 giorni fine mese. Questo è semplicemente assurdo. Non si può lavorare nel mese di gennaio e vedere i proprio soldi soltanto ad aprile. Purtroppo i ragazzi e le ragazze dicono che se non accettano, le agenzie troveranno comunque sia qualcun altro. In questo settore si registra anche un altro strano fenomeno: sembra infatti che le stesse agenzie propongano compensi diversi a seconda della località geografica (questo anche quando si tratta di uno stesso cliente e quindi di uno stesso lavoro). Perché? Il lavoro svolto da una ragazza di Milano vale forse più di quello svolto da una ragazza che invece vive a Catania? Anche se il costo della vita è diverso le mansioni sono le stesse! Questo purtroppo è il frutto di una mancata regolamentazione scritta: le agenzie possono fare quello che preferiscono (ed anche pagare “addirittura” 4 euro l’ora per un lavoro la cui caratteristica fondamentale è la saltuarietà).
Chi decide di lavorare come barista spesso si troverà occupato in orari serali e/o notturni e come tale ha diritto ad una maggiorazione nel compenso. Secondo voi, questo viene sempre rispettato? Assolutamente no! In questo caso si accetta il lavoro perché la maggior parte delle volte si viene pagati a fine serata.
Vogliamo ricordarvi che i lavoratori in nero non godono di nessun diritto ma hanno solo doveri. Hanno il dovere di eseguire quanto richiesto proprio come se avessero un vero contratto scritto: peccato che non sia così!
Eurispes ha stimato che nel corso del 2007 la cosiddetta economia sommersa abbia generato qualcosa come 549 miliardi di euro.
A questo quadro già piuttosto cupo bisogna aggiungere un altro dato di fatto. Sono sempre di più anche i lavoratori dipendenti che si vedono costretti ad effettuare un doppio lavoro (e in nero..) per riuscire ad arrivare a fine mese.
Anche questa è l’Italia: un paese in cui l’economia sta andando a rotoli ed in cui nessuno sembra intenzionato a volere aprire gli occhi. Forse perché gli fa comodo…
Alle aziende un lavoratore in nero costa molto meno di uno in regola. Ovviamente ci sono anche aziende ed agenzie che rispettano la legge .. per fortuna!
4 commenti su “Universitari: un esercito di lavoratori low cost e in nero”