Alla fine del mese scorso la FILLEA insieme all’IRES hanno presentato il loro VII rapporto sulla situazione edilizia nel nostro Paese intitolato come “I lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni “ dove, insieme alla fotografia del nostro settore industriale utilizzando i dati Istat e CNCE, si è anche cercato di mettere in evidenza il ruolo e le aspettative dei lavoratori attraverso un apposito questionario al fine di risaltare l’impatto della crisi con la qualificazione del lavoro.
Il VII rapporto ha messo in evidenza che questo settore industriale non è stato toccato in modo rilevante da qualsiasi forma di innovazione organizzativa e tecnologica in cui pratiche deleterie, come le aggiudicazioni al massimo ribasso e la forte presenza di lavoro irregolare hanno determinato un complessivo downgrading della concorrenza fino quasi a destrutturare il sistema delle imprese e precipitando la qualità del lavoro.
La FILLEA e l’IRES ritengono che, attraverso il cosiddetto green building è possibile creare una domanda crescente di prodotti edili di qualità e sostenibili dal punto di vista ambientale ed energetico,
così come esistono aziende italiane che nonostante tutto continuano ad essere leader nei mercati globali pur scontando a caro prezzo il peso della concorrenza sleale. È importante in tal senso evidenziare come la qualificazione delle imprese e la loro possibilità di competere nel mercato globale, passa necessariamente attraverso la qualificazione del lavoro e viceversa
In materia di retribuzioni, il rapporto mostra che gli stranieri guadagnano in media 133 euro mensili meno dei loro colleghi italiani, anche se questo dato pesa molto la diversa articolazione tra nativi e immigrati rispetto a professioni e qualifiche.
Non solo, nel campo del riconoscimento delle qualifiche il divario tra lavoratori stranieri e italiani e ancora più evidente visto che la crescita numerica della presenza straniera non sia stata accompagnata da un fenomeno di qualificazione; infatti, l’utilizzo della manodopera straniera si concentra in attività maggiormente dequalificate.
In materia infortunistico, il rapporto conferma che il settore delle Costruzioni è quello che risulta essere quello con il maggiore numero di rischio.