E’ quello dell’agricoltura il settore economico che più di tutti si avvale in Italia dello strumento dei voucher, ovverosia i buoni lavoro, per la regolarizzazione delle prestazioni di lavoro occasionale accessorio. A metterlo in risalto è la Coldiretti che, su un totale di 7,3 milioni di voucher sinora venduti, in base ai dati forniti dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps), sottolinea come il 34% sia stato utilizzato in agricoltura. Il voucher da un lato combatte e contrasta il fenomeno del lavoro nero legato ai cosiddetti “lavori saltuari“, e dall’altro semplifica la vita al datore di lavoro visto che con l’utilizzo dei buoni lavoro il rapporto con il lavoratore diventa “snello” in quanto le pratiche burocratiche sono ridotte all’osso. Non sono di certo solo i voucher a risolvere nel nostro Paese il fenomeno del lavoro sommerso, ma in ogni caso contribuiscono a far emergere sacche di lavoro nero così come messo in risalto di recente proprio dall’Inps.
I buoni lavoro, lo ricordiamo, sono stati sperimentati nel 2008 in occasione della vendemmia in agricoltura, e poi il loro utilizzo è stato esteso fino, di recente, ai lavoratori in cassa integrazione che, nei limiti previsti, possono integrare il proprio reddito andando ad effettuare prestazioni di lavoro occasionale accessorio non solo in agricoltura, ma anche nel settore del turismo e dei servizi.
La Coldiretti in merito all’utilizzo dei voucher, in vista della vendemmia 2010, ricorda come il datore di lavoro possa acquistarli al fine di poter andare a “reclutare” manodopera occasionale per il lavoro nei campi con un taglio minimo di 10 euro; di questi 10 euro 7,50 euro rappresentano la paga netta a favore del lavoratore per ogni buono lavoro pagato. I restanti 2,50 euro rappresentano invece la quota relativa sia ai contributi previdenziali, sia all’assicurazione Inail. Oltre ai cassintegrati, tra l’altro, possono lavorare con i voucher anche gli studenti, i pensionati e le casalinghe.