L’Italia (ma anche il resto del mondo) è piena di contraddizioni anche per quanto concerne il lavoro. Se da una parte troviamo il tasso di disoccupazione che continua a crescere (o quanto meno non sembrano vedersi i miglioramenti sperati e perché no, anche desiderati e voluti) dall’altra parte esiste una categoria di persone dipendenti dal lavoro.
Si chiamano workaholic e possono in un certo senso diventare anche “pericolosi”; sono persone che vivono solamente di lavoro. Individui che non riescono più a regolare l’attività lavorativa e quindi cominciano ad uscire sempre più tardi dall’ufficio, si portano il lavoro a casa.
Persone insicure che vedono proprio nel lavoro l’unica via di fuga dal mondo reale; l’unico modo per affermarsi e far sì che gli altri si accorgano della loro esistenza. Persone che cercano nel lavoro un qualcosa che possa riempire dei vuoti sentimentali.
Un problema da non sottovalutare se si considera che chi soffre di questo disturbo può andare incontro a: burnout, stress, ansia e depressione.
Guarire dalla “dipendenza da lavoro” (workaholism) è possibile cercando anzitutto di dedicare un po’ del vostro tempo ad altre attività. Se da soli non doveste riuscire potete sempre richiedere un aiuto di tipo psicologico.
Vi segnalo anche un test chiamato Wart – Work addiction risk test, che potete trovare anche nel web utile per capire se e quanto siete “lavoro dipendenti”.
Nel web abbiamo anche trovato un paio di pubblicazioni su questo tema:
– Psicologia della dipendenza dal lavoro. «Work addiction» e «workaholics», di Gioacchino Lavanco – Anna Milio (editore Astrolabio – Ubaldini)
– Workaholic. Dipendenza da lavoro: come curarla, di Cesare Guerreschi (editore Guerini e Associati)
ecco il link per verificare – tramite il WART Test – il vostro grado di dipendenza dal lavoro!